Ultime notizie

 

Oggi mi vedo costretto ad affrontare di petto una cosa che dovrebbe essere ovvia, ma che mi rendo conto che ovvia non è.

Discutendo in margine ai miei articoli, nell’argomentare con coloro che ritengono dovremmo smettere di sostenere militarmente l’Ucraina e piuttosto fare da mediatori in quanto si tratta di un conflitto dove “entrambe le parti hanno le loro responsabilità” (con “entrambe le parti” si intende con l’Ucraina anche l’Occidente, quindi sarebbe difficile tirarci fuori, ma si tratta della stessa gente che sogna un’Italia estranea all’Occidente ed equidistante fra America e Cina/Russia), ho riscontrato una convinzione di fondo.

Ho già trattato il discorso – sostanzialmente arrogante e razzista – per cui non è stata la NATO ad “espandersi” come un conquistatore, ma una serie di Nazioni tornate libere e indipendenti a scegliere liberamente la propria collocazione internazionale; ho anche cercato di spiegare come Putin sia uno judoka che gioca a scacchi, e pertanto vede due soli giocatori, molte pedine e moltissime caselle, dove lui è il giocatore che cerca di sfruttare le debolezze e anche i punti di forza del suo avversario.

Però non ho mai affrontato il punto dell’assoluta irrazionalità delle sue motivazioni.

 

Allora: indipendentemente da come siano andate le cose e se sia stato legittimo o meno da parte di baltici, polacchi, romeni e adesso anche ucraini scegliere di stare con l’Occidente e non con il RusskyMir, rimane il fatto che l’orso Vladimiro ha visto l’area di influenza russa in Europa contrarsi costantemente rispetto agli anni della sua gagliarda carriera nel KGB nella Germania di Honeker, e le alleanze euro-atlantiche raggiungere i confini della Federazione Russa, che guarda caso corrispondono approssimativamente a quello che era il fronte di guerra con la Germania nazista prima della battaglia di Stalingrado.

Questo è verissimo. È anche comprensibile che ad uno spirito nazionalista questo non piaccia, visto che chi vuole fare una retorica revanscista potrebbe anche dire (e dice in effetti) che i frutti della “Grande Guerra Patriottica” sono stati rubati dall’Occidente ingrato (sì, perché i russi sono convinti di averci liberati tutti dal nazismo: secondo loro i partigiani comunisti hanno aiutato un po’, ma americani, inglesi ed Eserciti di Liberazione vari non avrebbero fatto niente).

 

A Putin e ai nazionalisti russi non piace come si è conclusa la Guerra Fredda.

Comprensibile. Di solito chi perde una guerra non è contento del risultato. Ma è anche vero che alla Russia è andata di lusso: non ha perso un centimetro quadrato di territorio e ha ottenuto il seggio dell’URSS al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Il problema dei nazionalisti russi è che loro considerano l’URSS “roba loro” (e non per esempio dell’Ucraina, che in proporzione ha avuto molti più morti e moltissime più distruzioni durante la “Grande Guerra Patriottica”), e che quindi tutto quanto è stato perso dall’URSS è stato sottratto a loro. Per questo mi fanno sorridere i sostenitori di Putin con idee di destra, che insistono sulla totale discontinuità fra l’Unione Sovietica comunista e la Russia di Putin: non è mica un caso se tutti i simboli sono rimasti gli stessi, dalle stelle rosse ai gradi militari, dai titoli (sono ancora tutti “compagni”) al folklore… Per non parlare dei metodi riservati al trattamento dei dissidenti. L’unico vero cambiamento è la gestione dell’economia, sulla quale però ci sarebbe molto da dire.

 

I nazionalisti russi feriti dalla “sconfitta” nella Guerra Fredda hanno scelto di essere tali nel momento in cui hanno scelto di essere in continuità con l‘URSS invece di essersene liberati come tutti gli altri “Paesi Fratelli”. Bene: problema loro…

 

No: è un problema anche nostro.

Perché altre Nazioni hanno perso guerre e quindi territori, e vedono anche oggi vicini potenti alle loro frontiere. Non c’è Nazione in Europa che non abbia combattuto un po’ contro tutti i suoi vicini nel corso degli ultimi duecento anni, o che non abbia perso territori a vantaggio di qualcuno di loro. Noi abbiamo perso Istria e Dalmazia che oggi sono croate. Molti francesi pensano che la valle d’Aosta dovrebbe essere francese come voleva De Gaulle nel 1945 (NB: furono i cattivissimi americani a fermarlo). Cosa dovrebbero dire i tedeschi, che vedono non solo l’Alsazia francese, ma anche Slesia e Pomerania polacche, e addirittura Koenigsberg russa (ribattezzata Kaliningrad)?

Eppure, tutte queste Nazioni hanno imparato a vivere in pace fra loro, scambiandosi reciproche garanzie di rispetto delle minoranze, collaborando economicamente prima e politicamente poi, e addirittura alleandosi fra loro per prevenire conflitti futuri e difendersi da eventuali aggressioni esterne (sì, sto parlando della NATO).

Ma per i nazionalisti russi tutto questo non è applicabile a loro. LORO sono diversi.

 

Le LORO preoccupazioni per la sicurezza devono essere prese seriamente in considerazione, quelle altrui sono irrilevanti: perché quelle altrui sono preoccupazioni di colonie, mentre loro sono una delle sole due Nazioni indipendenti al mondo (l’altra è l’America, che però li ha imbrogliati sottraendogli le LORO colonie).

 

Questo desiderio revanscista viene stranamente condonato e perfino accettato con comprensione dall’opinione pubblica, come se fosse naturale. Quando i russi dicono che hanno la NATO subito fuori da San Pietroburgo, a molti viene da pensare che in fondo, è vero.

Ma se è per questo, allora noi abbiamo la Francia subito fuori da Torino e la Slovenia tutto intorno a Trieste. E che dire della distanza fra Kaliningrad e Berlino?

Ma, si risponde, la Francia è nostra amica, e anche la Slovenia: non ci attaccherebbero mai.

Verissimo.

Ma nemmeno l’Estonia attaccherebbe mai San Pietroburgo… Nemmeno insieme al resto della NATO: perché mai dovrebbe farlo? Nessuna Nazione occidentale rivendica territori russi. O popolazioni russe, e neppure risorse naturali russe: acquistare il gas (esportato a basso prezzo) costa molto meno che combattere una guerra per impadronirsene e poi difenderlo. Nessuno più in Europa ragiona in termini di guerre di conquista militare: siamo tutti convinti che non convengano più.

Tutti, tranne i nazionalisti russi.

 

Putin dice che la Russia è stata invasa tre volte da occidente: dagli svedesi nel 1700, dai francesi nel 1800 e dai tedeschi nel 1900.

Vogliamo fare il calcolo di quante volte la Francia ha invaso l’Italia? O la Germania la Francia? Eppure nessuno più teme di essere attaccato da un vicino: solo la Russia.

 

La Russia di Eltsin era un Paese Partner della NATO, esattamente come l’Ucraina. Non era affatto impensabile che diventassero entrambi membri a pieno titolo, ed erano entrambe moderatamente interessate. Poi però Putin ha deciso di cominciare ad aggredire i propri vicini (a cominciare dalla Georgia), le relazioni si sono guastate e la partnership della Russia si è conclusa nel 2008, mentre quella dell’Ucraina è proseguita… Offendendo i nazionalisti russi, secondo cui l’Ucraina doveva seguire il “fratello maggiore”.

 

Il grande equivoco è questo modo di ragionare “grande-russo” di stile ottocentesco, dove le Potenze si bilanciano a vicenda spartendosi i territori con un “rispetto” reciproco di tipo mafioso: cioè dove il piccolo mostra riguardo al grande.

Noi invece viviamo in Europa, dove il Lussemburgo ha la stessa voce in capitolo della Germania anche se naturalmente ha una capacità di persuasione diplomatica minore. Coloro che dicono che questa è ipocrisia e non è affatto così, sono persone che non sanno dove vivono e che amano sentirsi ciniche per darsi un contegno: perché se Italia e Francia litigano, poi risolvono le loro beghe a Bruxelles, non a cannonate sulle Alpi.

 

L’ossessione della “Minaccia Occidentale” alla Russia, è appunto un’ossessione russa. Non esiste questa minaccia, e noi lo sappiamo benissimo: potrebbe mai il Parlamento italiano vidimare un’aggressione NATO alla Russia? O quello spagnolo? O Danese? …e men che mai quello tedesco!

Non esiste una minaccia occidentale alla Russia, e l’orso Vladimiro lo sa benissimo.

Solo che gli fa gioco parlarne, usarla come strumento per far leva sul nazionalismo russo, e anche per cercare di dividere l’opinione pubblica occidentale sfruttando il latente anti-americanismo di molti, così da definire le sue “legittime preoccupazioni” e giustificare i suoi atti inconsulti di aggressione a vicini che mai penserebbero di attaccarlo a loro volta.

 

Il problema dell’Orso è che si è sopravvalutato: pensava di essere incima alle preoccupazioni e alle ambizioni di tutti, ma non era così: a nessuno importava della Russia, e non esisteva alcuna “russofobia”.

Semmai questi pensieri potevano essere riservati al Dragone cinese…

Oggi invece tutti pensano alla Russia, e la russofobia sta effettivamente montando in seguito all’aggressione all’Ucraina.

…Senza nemmeno che sia stato possibile conquistarne un pezzo che valesse la pena. Complimenti, Vladimiro!

 

Orio Giorgio STIRPE