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Ne abbiamo già parlato, ma forse è il caso di tornare sull’argomento, e magari di approfondire un po’, anche se l’argomento è ostico.

Continuo a riscontrare sui social una notevole mancanza di comprensione di quelli che sono gli equilibri militari durante un conflitto. Fra l’altro alcuni di quelli che mi criticano non da posizioni tecniche ma ideologiche e filo-putiniane, tendono ad usare la famosa espressione “la guerra non è una partita a Risiko”…

Verissimo. Infatti l’errore di percezione di cui parlavo è proprio quello: una conta astratta del numero di “armate” (o carrarmatini) contrapposte, senza considerare differenze qualitative di addestramento, di equipaggiamento o di Comando.

 

Nel caso della guerra in Ucraina, parlare di “carrarmatini” può in fondo diventare illuminante, visti gli ultimi sviluppi che vedono arrivare in Teatro carri Leopard 2 da una parte e T-55 dall’altra; ma in realtà il discorso da fare è molto più complesso.

Spero che coloro che mi seguono ricordino la formula con cui si indica il Potenziale Militare di una Nazione: P = (M+R) * V dove appunto il Potenziale P è pari alla sommatoria delle risorse umane disponibili M e delle risorse materiali R, moltiplicata per la volontà di combattere V. Ricordo a tutti che si tratta di una formula indicativa, in quanto tratta valori non quantificabili in maniera aritmetica, e che si possono trattare solo a livello qualitativo: questo in quanto l’Arte Militare NON è una scienza esatta dove i calcoli quantitativi consentono risultati univoci per situazioni ripetibili e verificabili in laboratorio; si tratta piuttosto di un’attività umana, probabilmente la più complessa di tutte, dove ogni situazione risulta unica e irripetibile, e definitivamente non verificabile in laboratorio.

 

Le Nazioni in conflitto si affrontano impiegando il proprio potenziale militare P secondo i principi dell’Arte Militare, così come sono percepiti ed interpretati dalla propria parte. In linea di massima, chi possiede il potenziale maggiore all’inizio assume l’iniziativa e quindi intraprende in prevalenza operazioni offensive, mentre l’avversario si concentrerà soprattutto su operazioni difensive e occasionali contrattacchi ove la situazione lo consenta.

Nel corso di queste operazioni, entrambi i contendenti consumeranno parte del loro potenziale in misura corrispondente alla natura delle loro operazioni e alla capacità con cui le eseguono (generalmente l’attaccante consuma da tre a quattro volte più del difensore se questo non collassa). Nel contempo però i rispettivi sistemi-Nazione provvederanno a produrre nuovo potenziale per compensare i consumi in combattimento, così la curva che rappresenta nel tempo l’andamento del potenziale di una delle parti in conflitto potrà risultare crescente o decrescente a seconda della capacità di compensare l’attrito in combattimento.

Il confronto fra le curve delle parti contrapposte determina di massima l’iniziativa del momento: in sostanza di solito la parte con la curva più alta in un determinato momento deterrà l’iniziativa in quel momento stesso.

Nel contempo però dal punto di vista dell’analista che deve cercare di prevedere l’andamento futuro del conflitto più che determinare l’iniziativa del momento – cioè descrivere la situazione del momento – è importante valutare l’andamento delle due curve e soprattutto l’andamento di quella che definisce il loro rapporto reciproco. In concreto occorre valutare se le due curve sono crescenti o decrescenti, con quale velocità tendono a crescere o a decrescere entrambe, e soprattutto quale è l’andamento relativo dei due potenziali.

L’andamento relativo, cioè la curva che definisce l’andamento del rapporto reciproco, è quella che descrive la “tendenza” del conflitto, e si definisce “Momentum”.

 

So di averne già parlato, ma leggendo la maggior parte dei commenti mi rendo conto come molti tendano a confondere l’Iniziativa con il Momentum.

Per fare un paragone con l’automobilismo, è come confondere la velocità di un’automobile da corsa con la sua accelerazione: un’auto può essere più veloce in un determinato momento, ed essere davanti; ma se l’altra alle sue spalle ha un’accelerazione maggiore ed è in grado di mantenere tale accelerazione, prima o poi effettuerà il sorpasso.

Non smetterò mai di ripetere che P = (M+R) * V è una formula assolutamente empirica e indicativa, utile per ragionare e non per effettuare calcoli, visto che le quantità in esame non sono congrue e nemmeno misurabili. Ma si tratta di uno strumento utile per l’analista che vuole valutare l’andamento di un conflitto.

 

Nel caso del conflitto ucraino, abbiamo detto da più di un anno che la vera differenza fra il potenziale russo – chiaramente superiore in quanto a risorse sia umane che materiali – e quello ucraino è data dalla V, e questo a causa dell’inaspettata motivazione al combattimento dimostrata dai combattenti ucraini e dalla popolazione che li esprime e li sostiene.

Ora, esistono motivi per ritenere che con il protrarsi del conflitto, questa V ucraina possa essere in calo; si tratta di una cosa normale durante una guerra, quando l’entusiasmo iniziale si riduce e subentra la fatica. Nel contempo però la V russa non è certo aumentata, anzi: il passaggio da un esercito professionale ad uno mobilitato ha comportato un richiamo alle armi coercitivo che oltre a comportare una fuga in massa dei potenziali coscritti dalle qualità migliori, ha anche strappato alle loro vite persone che per quanto devote al proprio Paese non ne vedono messa a repentaglio l’esistenza. Abbiamo visto tutti filmati abbastanza significativi in merito al morale dei soldati mobilitati, e si tratta di filmati di origine russa.

In definitiva dunque, il calo limitato della V ha coinvolto entrambe le parti in misura simile e quindi non ha condotto ad una variazione significativa della funzione che identifica il potenziale militare dei contendenti.

 

Passando alla variazione delle risorse (M+R), c’è una tendenza molto marcata a cercare di leggerla quasi esclusivamente in chiave numerica e quantitativa: in sostanza chi ha più gente e più risorse disponibili avrebbe automaticamente un valore maggiore di risorse da associare al fattore V per ottenere il potenziale complessivo. Ora, l’aspetto quantitativo è predominante laddove la qualità complessiva delle risorse delle due parti contrapposte sia simile; laddove invece il personale militare di una delle due parti oltre ad essere più motivato riceva anche un addestramento migliore e disponga di equipaggiamento più moderno, occorre riconsiderare drasticamente le cose.

All’inizio del conflitto, oltre ad un significativo vantaggio numerico in uomini e mezzi, i russi disponevano di personale professionista assai meglio addestrato rispetto agli ucraini, e di materiale militare sostanzialmente superiore in termini qualitativi.

Rispetto ad allora, i russi grazie alla mobilitazione hanno mantenuto il vantaggio numerico iniziale (e forse l’hanno anche accresciuto), ma il rapporto qualitativo è calato drasticamente. Il personale professionista è ormai ridotto a fare da inquadramento per i mobilitati, che hanno mediamente un addestramento scadente e un equipaggiamento individuale insufficiente a detta delle stesse fonti russe che non fanno mistero del vantaggio qualitativo dei loro avversari.

Parlando di equipaggiamento pesante le differenze appaiono ancora più macroscopiche. All’inizio del conflitto la maggior parte dei carri russi erano del tipo T-72B, con un numero limitato di T-80 e T-90, mentre i carri ucraini erano sostanzialmente tutti T-64. Considerato che il numero indica approssimativamente l’anno di progettazione, si vede che i russi avevano un distinto vantaggio tecnologico, anche se non grandissimo.

Rispetto ad allora, le perite ucraine di carri sono state compensate dai mezzi russi catturati, in massima parte sempre T-72B, mentre i russi hanno dovuto accelerare la produzione di T-90 (comunque limitata dalle sanzioni occidentali a poche decine di veicoli al mese) e tirare fuori dai depositi un gran numero di T-62 e perfino di T-55 per rimpiazzare le perdite proprie.

Se a questo aggiungiamo gli invii di materiale occidentale in corso, vediamo che se numericamente alla fine i carri ucraini aumentano di poco e quelli russi diminuiscono in misura poco maggiore, qualitativamente i russi scadono pesantemente mentre gli ucraini migliorano sensibilmente.

A peggiorare le cose, siccome il travaso di materiale russo è molto maggiore (molti più carri perduti e molti più acquisiti), questo indica anche da parte russa molti più equipaggi nuovi, con addestramento peggiore e esperienza molto inferiore.

Tutto questo ci porta a dire che anche la sommatoria delle risorse disponibili, pur rimanendo da parte russa complessivamente superiore a quella ucraina, vede un decadimento di qualità tale da compromettere la superiorità numerica.

 

In conclusione possiamo quindi dire che dall’inizio del conflitto, quando il potenziale russo era nettamente superiore a quello ucraino in termini di risorse ma si era rivelato inferiore in termini di volontà, il deficit ucraino in risorse si è andato progressivamente riducendo mentre il vantaggio in volontà è rimasto invariato.

Insomma: la tendenza individuata ormai un anno fa secondo cui il potenziale russo era in costante calo e quello ucraino era in costante aumento, è rimasta invariata a dispetto della mobilitazione russa che in ottobre aveva temporaneamente ripristinato il vantaggio russo grazie all’afflusso di vaste masse di personale male addestrato. Tale vantaggio aveva restituito ai russi l’iniziativa, ma non aveva invertito l’andamento della curva del Momentum: infatti il potenziale russo continua a calare con una certa rapidità mentre quello ucraino si mantiene sostanzialmente stabile grazie all’afflusso di risorse di qualità dall’Occidente.

Allo scopo di cercare di mantenere l’iniziativa, la Russia potrà continuare ad investire risorse, ma queste avranno inevitabilmente una qualità sempre inferiore e quindi si consumeranno sempre più rapidamente, senza riuscire a correggere la curva del Momentum.

Solo l’arresto del sostegno occidentale potrebbe cambiare questo stato di fatto.

 

ORIO GIORGIO STIRPE