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Il discorso fatto ieri deve necessariamente essere completato parlando della gestione del potenziale militare nazionale P, che abbiamo detto essere pari alla sommatoria delle risorse umane disponibili M e delle risorse materiali R, moltiplicata per la volontà di combattere V, con una formula che appare essere P = (M+R) * V.

Dopo aver ricordato che si tratta di una formula indicativa e da applicare in maniera orientativa ad un’analisi qualitativa e non di una formula matematica capace di fornire risposte univoche a problemi dove i fattori sono calcolabili in maniera esatta, e tenendo presente le riflessioni fatte nel post precedente sui vari fattori, dobbiamo portare la nostra attenzione a come questo potenziale viene speso in combattimento.

 

Il potenziale si chiama così in quanto rappresenta una riserva di capacità pronte per l’impiego ma non ancora impiegate: nel momento in cui vengono utilizzate in maniera cinetica il potenziale si consuma e in cambio si ottengono degli effetti che possono o meno consentire di conseguire gli obiettivi pianificati.

La pianificazione operativa in guerra prevede esattamente l’impiego del potenziale disponibile per conseguire gli obiettivi militari che consentono di avvicinarsi agli scopi dettati dalle direttive politiche stabilite dai Governi responsabili.

Da quello che abbiamo visto, i Governi russo e ucraino gestiscono i rispettivi potenziali militari per conseguire i propri scopi. Gli scopi fissati dal Governo russo sono stati descritti dettagliatamente dal Presidente Putin in mondovisione alla TV russa il giorno prima dell’inizio del conflitto e sono ben noti: sostanzialmente prevedono l’annessione alla Russia di determinati territori, la rimozione dell’attuale Governo ucraino e la sottomissione della Nazione ucraina ad una serie di decisioni che il Presidente Putin ritiene necessarie per la sicurezza del suo Regime. Gli scopi fissati dal Governo ucraino prevedono sostanzialmente la negazione di quelli russi e il ripristino dell’integrità territoriale del Paese entro i confini internazionalmente riconosciuti.

Il confronto fra gli scopi politici (in inglese si usa il termine difficilmente traducibile “end-state”) individua chiaramente l’aggressore e l’aggredito.

Per definizione, l’aggressore tende ad operare prevalentemente all’offensiva e l’aggredito tende ad operare prevalentemente in difensiva, salvo passare alla controffensiva ove le condizioni lo consentano. Questo è l’ovvia conseguenza del fatto che normalmente l’aggressore dispone (o ritiene di disporre) inizialmente di un potenziale militare superiore, tale da consentire di raggiungere lo scopo desiderato.

 

A costo di ripetere un’ovvietà, devo ribadire che chi opera in attacco non basta disponga di un potenziale semplicemente superiore: deve essere MOLTO superiore al difensore per superare le difese e raggiungere i propri obiettivi. Giocando a Risiko questo è simulato dalla regola secondo cui un lancio di dadi uguale favorisce il difensore, ma nella realtà il motivo è che chi si difende generalmente lo fa da posizioni che offrono riparo al tiro diretto e all’osservazione per il tiro indiretto, mentre chi attacca deve per forza di cose esporsi al tiro – diretto e indiretto – di chi si difende e lo fa su un terreno conosciuto e preparato da chi si difende.

Le variazioni e le complicazioni di questa situazione di base sono praticamente infinite e dipendono dal terreno, dal numero e dalla qualità dei soldati e delle armi disponibili, dal sostegno logistico, dalla capacità dei Comandanti e da numerosissimi altri fattori che non è il caso di stare a spiegare in questa sede.

Rimane il fatto che, allo scopo di superare le difese avversarie, di massima chi attacca deve poter disporre di un potenziale iniziale da tre a quattro volte superiore rispetto al difensore in modo da poter assorbire le perdite che subirà durante l’azione. Questo rapporto poi cambierà a seconda delle situazioni sul terreno: più è organizzato il difensore, con terreno favorevole e fortificazioni campali, più elevato dovrà necessariamente essere il rapporto di forze a favore dell’attaccante. Di contro, se il difensore è ritenuto male organizzato, l’attaccante potrà pensare di poter attaccare anche con un rapporto di forze meno favorevole, magari confidando nell’effetto sorpresa.

 

A questo punto devo richiamare quanto detto nel post precedente: il potenziale non si calcola (come a Risiko) semplicemente contando i carrarmatini. La qualità del personale e dell’equipaggiamento gioca un ruolo altrettanto importante del loro numero, e soprattutto la motivazione al combattimento dei soldati (la famosa V) è fondamentale. E’ per questo che nel 1991 gli alleati hanno travolto le difese irakene in Kuwait pur essendo in inferiorità numerica e nonostante i difensori fossero trincerati al meglio delle loro possibilità: il migliore equipaggiamento, l’addestramento e la superiorità aerea non bastano a spiegare l’incredibile rapidità dello sfondamento e soprattutto l’irrisorietà delle perdite subite rispetto all’avversario, se non aggiungiamo la demoralizzazione dei soldati irakeni e la convinzione degli alleati nella loro superiorità.

Eppure ricordo benissimo i commenti dell’epoca, così simili a quelli di oggi, secondo cui ci sarebbe stato un “bagno di sangue”, che gli occidentali “non si rendevano conto” delle capacità degli irakeni, e che con Saddam Hussein “si sarebbe dovuto parlare”.

Ma il generale Schwarzkopf sapeva quello che faceva, e infatti ha concluso il conflitto con estrema rapidità ed efficienza, subendo perdite irrisorie.

Lo stesso genere di persone che allora esaltavano le capacità irakene, oggi esaltano quelle russe – in alcuni casi sono anche le stesse persone.

 

Durante il conflitto ucraino abbiamo visto il potenziale russo calare costantemente durante i primi mesi mentre quello ucraino cresceva rapidamente grazie alla mobilitazione; a metà estate è avvenuto il “culmine”, e il potenziale ucraino ha superato quello russo, senza però che i russi cessassero i loro attacchi, anche se in un settore sempre più piccolo del fronte (Severodonetsk), e quindi subissero perdite sempre più gravi senza ottenere praticamente niente… Così alla fine gli ucraini hanno preso l’iniziativa e riconquistato ampie fette di territorio sfruttando la loro seppur minima superiorità di potenziale.

Poi i russi hanno mobilitato aumentando nuovamente il loro P accrescendo la sola voce “risorse umane”, e quindi in un certo modo “drogando” la propria formula. Aumentando una sola voce a scapito delle altre, hanno generato potenziale, ma di qualità inferire e soggetto a logorarsi più rapidamente e con un rendimento inferiore. Per fare un paragone, pensate ad un elettrodomestico costoso ma di qualità e in classe A+, contrapposto ad uno cinese economico e in classe D: il primo costa di più, ma lavora meglio, più a lungo e consuma meno elettricità dell’altro.

 

Ora i russi hanno impiegato il potenziale recuperato in una nuova offensiva prolungata che non ha condotto assolutamente a niente: da ottobre a oggi hanno attaccato una cittadina senza riuscire a conquistarla. Bakhmut “sta per cadere” da almeno tre mesi, ma è sempre lì, e le perdite russe montano al punto che stanno culminando per la seconda volta.

Naturalmente i russi possono mobilitare ancora: si parla di altri 400 mila coscritti. Si tratta di drogare nuovamente la formula, diluendo ulteriormente la qualità in cambio di un incremento della quantità. In questo modo le operazioni offensive saranno ancora più inefficaci e le perdite ancora più gravi.

Qualcuno dice che con il tempo la quantità può logorare la qualità.

È vero, in teoria: ma dipende dalla quantità. La popolazione russa è tre volte e mezza quella ucraina, non di più. La differenza qualitativa però è tale (assieme al vantaggio di difendersi in posizioni fortificate e di godere di appoggio NATO) che le perdite sono mediamente di 5:1 a vantaggio degli ucraini (dati ORYX), e con la nuova diluizione qualitativa dei russi e i nuovi arrivi di armi occidentali questo rapporto può solo peggiorare per i russi.

Anche ammesso che la popolazione russa sia dotata di una sopportazione infinita nel sacrificarsi in una guerra offensiva (e non difensiva!), semplicemente non dispone della superiorità demografica necessaria per continuare così.

 

E l’Ucraina?

Anche l’Ucraina subisce perdite gravissime. Però la gestione del suo potenziale è stata completamente diversa.

Inizialmente la difesa è stata assorbita dai territoriali che difendevano le loro case: hanno pagato un prezzo atroce, ma hanno fermato i russi. L’esercito regolare poi ha stabilizzato il fronte ed effettuato i primi contrattacchi limitati, mentre si verificava la mobilitazione. Il potenziale quindi inizialmente è rimasto stabile, per poi cominciare ad aumentare per effetto della mobilitazione.

Quando la mobilitazione ha portato in essere nuove Brigate, queste sono state immesse in prima linea per difendere le posizioni, mentre le Brigate veterane passavano una dopo l’altra in riserva assieme alla maggior parte dell’equipaggiamento pesante. Sono queste Brigate mobili che ricevono la massa dell’equipaggiamento occidentale e che effettuano i contrattacchi, oppure che intervengono come riserve quando le Brigate leggere in prima linea sono in difficoltà: queste Brigate mobili proteggono il loro potenziale e la loro superiore qualità, mentre le Brigate leggere si sacrificano in prima linea sostenendo l’attrito. Sono queste Brigate in prima linea che soffrono di più e vedono logorato il loro V: non quelle mobili.

 

La vera differenza risiede qui: i russi non solo subiscono perdite più gravi, ma le Unità che subiscono più perdite sono quelle impiegate in attacco cercando di forare il fronte ucraino laddove è più forte. Si tratta delle Unità d’assalto migliori rimaste ai russi: le Brigate Wagner (sia i carcerati ormai consumati che i professionisti ben pagati) e quelle delle VDV (i paracadutisti che raggruppano i resti dell’esercito professionale). I russi logorano il meglio di ciò che gli rimane, e in cambio logorano le Brigate leggere ucraine che tengono il fronte.

Ma le Brigate mobili ucraine, quelle veterane che stanno ricevendo le armi occidentali, stanno preservando il loro potenziale.

E sono quelle che verranno impiegate per la controffensiva d’estate… Contro le Unità russe meno capaci, quelle ritenute inidonee ad assaltare Bakhmut.

 

ORIO GIORGIO STIRPE