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Il governo e le parti sociali dovrebbero organizzare un tavolo di confronto per  parlare di riforme su: “lavoro,sicurezza, salari, produttività, cuneo fiscale, formazione, politiche attive”.

Solo così si può affrontare e forse risolvere la crisi del mancato aumento dei salari e del lavoro povero e delle morti sul lavoro.

Non basta il taglio del cuneo fiscale né la Flat tax a 85 mila euro che in ultima analisi finisce per penalizzare il lavoro dipendente, servirebbe proporre l’azione del luglio 1993, con la quale l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi concluse un accordo con sindacati e  imprenditori, stabilendo nuove linee alla politica dei redditi e il criterio della concertazione tra le parti sociali.

Tutti lamentano scarsità di manodopera ma nessuno si degna di fare un’analisi approfondita sulle condizioni economiche e salariali di chi lavora, negli ultimi trent’anni nel Paese sono aumentate le disuguaglianze e troppe persone sono povere pur lavorando.

In questi anni le imprese si sono modernizzate, riducendo il loro debito, aumentando capitale, investimenti ed esportazioni grazie alle misure dei vari governi che si sono succeduti nel tempo fossero di destra, di sinistra o di centro.

Per fare il salto occorre mettere mano alle riforme: Pa, fisco, lavoro, semplificazioni, concorrenza, giustizia, scuola e formazione.

È mai possibile che non si trovano il 40% delle competenze? Tutti si lamentano nessuno fa niente se non lanciare strali sul reddito di cittadinanza, come se il disoccupato dovesse trovare conveniente per meno di mille euro al mese doversi spostare da Reggio Calabria a Milano per un lavoro che a stento coprirebbe le spese di abitazione.

Di fronte ai sindacati tradizionali andati da lungo tempo in uno stato di letargo comatoso la classe lavoratrice non trova più posto neanche all’inferno.

Serve un’iniezione di adrenalina pura, serve rimpinguare le buste paghe dei lavoratori,serve dare fiducia alle persone, serve attirare i talenti, serve pagare meglio,  serve trattenere  di più le competenze.

Servono meno servi, serve più dignità sul lavoro.

A differenza della sinistra caratterizzata dalla “ERRE moscia” e da obiettivi di diritti civili filo radicali, imbracata in logiche di potere, priva di qualsiasi iniziativa, ritirata in logiche stantie lontana dalla puzza di sudore, il governo di destra che prima delle votazioni tanto bene ha parlato alla plebe oggi potrebbe rivoluzionare il mondo del lavoro, riunendo attorno ad un tavolo le rappresentanze datoriali e tutte le forze sociali tracciando un nuovo patto per il lavoro  che premi realmente il lavoro partendo dalla dottrina sociale della Chiesa a cui tanti eminentissimi ministri dell’attuale governo si richiamano.

Alfredo Magnifico

Segretario generale

Confintesa Smart