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«Per i segnalati servizi resi al Governo e gli importanti arresti da lui fatti, con sommo coraggio, di facinorosi e banditi che infestavano le campagne dei contorni di Sassari, e particolarmente quello da lui fatto colla massima intrepidezza di Battista Canu inquisito del proditorio omicidio sulla strada maestra del Signor D. Felici Simi-Corda, nel quale arresto riportò egli tre pericolose ferite da arma da fuoco, sparatagli sopra dal sovrannominato assassino al momento del suo arresto».[1]  Sassari, 25 giugno 1835.[2]

 

 

Quest’alto conferimento fu il terzo del Regno d’Italia[3] e il primo della Sardegna. Non è un caso che, tanto la prima quanto la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare[4] siano state guadagnate in terre che prima di divenire apprezzate località turistiche fossero dure ed alquanto inospitali. La Savoia altro non era che una zona montuosa e povera ai confini estremi del Regno, la Sardegna non era certo da meno: lo stesso fascino pittoresco e romantico percepibile in una isola selvaggia e aspra era francamente basato su una miseria spesso senza limiti.[5] Certo, esistevano porti e città più grandi fiorenti e di antica tradizione come Cagliari e Sassari, ma il resto era ben diverso.

Si può ben comprende, quindi, come in questa condizione fenomeni come il brigantaggio e la cupa tradizione delle infinite faide familiari potessero attecchire e prosperare. Ad inasprire ulteriormente la situazione c’era anche stato il c.d. “Editto delle chiudende”, che aveva praticamente sottratto a pastori e contadini l’uso delle terre comunali, una consuetudine caratteristica di un assetto socioeconomico che risaliva ai tempi del medioevo.[6]

È questo il contesto in cui si inserisce la storia di Gerolamo Berlinguer: discendente di una nobile famiglia catalana. Nacque a Sassari il 21 marzo 1792 da don Giovanni e da donna Giovanna Quesada;[7] come generalmente tutti i maschi cadetti della nobiltà locale, abbracciò la vita militare allo scopo di mantenere indiviso il patrimonio al primogenito.Intanto prima di intraprendere la carriera delle armi, il 12 agosto 1813 in Sassari, contraeva matrimonio con la Damigella Donna Maria Manca Fara. Ad appena ventun anni, Sottotenente faceva le sue prime esperienze nella Milizia Provinciale di Sassari ed alcuni anni dopo, in quella locale dei Baracellari (anche Baricelli).[8] In seguito, quando nel 1832, Carlo Alberto ripristinò i vecchi ordinamenti delle truppe in servizio di pubblica sicurezza nell’Isola istituendo di nuovo i “Cavalleggeri di Sardegna”, Berlinguer transitò in tale Corpo ove restò servizio, nei gradi di Luogotenente in 1a e di Capitano facente funzione, per meriti eccezionali, al 14 giugno 1836 e Capitano effettivo dal 1° aprile 1837; fino al 7 marzo 1842, quando le ferite riportate nel conflitto per il quale gli fu conferita la massima decorazione al Valor Militare lo obbligarono ad accettare l’inserimento nel Corpo degli invalidi.[9]

Militando nei Cavalleggeri di Sardegna, il Berlinguer aveva cominciato a conoscere a fondo tutti gli anfratti della provincia di Sassari. Fu un apprendistato duro, ma prezioso per muoversi alla pari con i tanti latitanti. Il latitante che era riuscito a darsi alla macchia, non solo era logicamente protetto ed aiutato da qualcuno in paese, non solo era in grado di sopravvivere in boschi selvaggi, ma aveva tutta l’esperienza e l’agilità necessaria per sfruttare ogni nascondiglio della foresta. Un tipico trucco sardo era di nascondersi immobili in un cespuglio, ed aspettare che l’inseguitore proseguisse oltre. Perciò chi non conosceva la zona e non aveva né pazienza né fantasia poteva al massimo ricorrere, come il Viceré di Villamarina, all’incendio di una intera foresta per stanare una banda di latitanti. Metodi di cui uno specialista antesignano di controguerriglia come il Berlinguer poteva fare a meno.

L’episodio che lo consacrerà alla storia avvenne nella notte tra il 24 e il 25 giugno del 1835. A capo di un piccolo gruppo di tre cavalleggeri, egli era riuscito ad individuare il rifugio di un feroce latitante omicida, Battista Canu (Cano),[10] ricercato per l’omicidio del medico Felice Sinicorda, qualche tempo prima, ammazzato con una fucilata in un agguato, per motivi ancora oscuri. Canu sarebbe stato sorpreso nel sonno in fondo ad una grotta, se il suo fedele cane non si fosse lanciato su una figura che strisciava dietro un cespuglio. Per quanto forte e addestrata, la bestia venne uccisa da Berlinguer con una coltellata al ventre. Canu ebbe così il tempo di armarsi, prese la mira e tirò al cespuglio sospetto. Un grido confermò che l’avversario era stato colpito, Canu si rifugiò in fondo alla grotta ricaricando in fretta il suo vecchio fucile a pietra focaia. Per la seconda volta Berlinguer, già ferito ad una spalla, gli intima di arrendersi ai Cavalleggeri, altra fucilata cui rispondono quelle della pattuglia. Canu ricarica e attende paziente che il nemico si scopra.

Berlinguer decide, d’intesa con i militari dipendenti, di sfruttare il momento della ricarica. Dopo un altro scambio di fucilate, si espose repentinamente al nemico, mentre i suoi uomini si ponevano ai lati dell’ingresso della grotta senza essere scoperti, e per attirare l’attenzione del bandito, intimò: “Canu arrenditi!”.

Una secca fucilata sfiora dolorosamente il fianco del Luogotenente, ma in un lampo i due piombano su Canu mentre armeggia per ricaricare.

Berlinguer entra finalmente nella caverna e Canu ne, approfitta per un ultimo disperato tentativo di sottrarsi alla cattura. Raccatta il fucile e spara un terzo colpo in pieno petto al valoroso già ferito.

All’alba del 25 giugno 1835, il Berlinguer viene adagiato su una rozza barella ed affronta le operazioni chirurgiche. Per eternare il ricordo di questa impresa e il valore di Gerolamo Berlinguer, decretata la Medaglia d’Oro al Valor Militare[11] e la promozione a Luogotenente in prima (v. ante), ma soffrirà sempre per le ferite subite, che lo costrinsero, il 7 marzo 1843, a lasciare il servizio attivo, passando con lo stesso grado al Battaglione degli invalidi di Sardegna e quindi -passato di 2a classe- al congedo dai Cavalleggeri per invalidità.

Il Canu, invece, processato, fu condannato alla pena capitale mediante impiccagione da eseguirsi sulla pubblica piazza; il corpo venne sotterrato in una fossa anonima. Una storia di valore e di amarezza.

I Cavalleggeri furono poi assorbiti nel Corpo dei Reali Carabinieri (odierna Arma dei Carabinieri) per effetto della riorganizzazione -di cui si dirà in appresso- dei corpi sardo-piemontesi preposti al mantenimento dell’ordine, uniformando la Sardegna al resto dei territori nel 1853. In quello stesso anno, al Berlinguer veniva intitolata la Caserma dell’Arma dei Carabinieri attualmente sede del Comando Stazione Carabinieri in Sassari.[12] Gerolamo Berlinguer si spense in Sassari il 4 dicembre 1869.

Come descritto, la Sardegna ebbe, fino al 1853, organizzazioni speciali per quanto riguarda le truppe preposte alla pubblica sicurezza. Nel XVIII sec. erano i Dragoni (truppa di cavalleria) che tutelavano la sicurezza delle strade e delle campagne; nel 1808, essi si trasformarono nel Corpo dei Cavalleggeri di Sardegna, della forza di un Reggimento.[13]

Nel 1818 il Governo richiamò in terraferma i Cavalleggeri per assolvere le incombenze connesse alla soppressione della Gendarmeria genovese e, nel contempo, istituì sull’Isola il nuovo corpo dei Moschettieri di Sardegna, composto esclusivamente da militari a piedi.[14] La nuova istituzione durò appena un anno, giacché nel 1819 si determinò di far ritorno al servizio a cavallo – oltre a quello a piedi -, per cui, con i residui dei Cavalleggeri rimasti in Piemonte e con i Moschettieri, venne istituito il Corpo dei Cacciatori Reali di Sardegna[15] che conservava l’anzianità del Reggimento Cavalleggeri. Nel 1822 fu deciso di estendere anche alla Sardegna il servizio dei Carabinieri Reali; i Cacciatori non sparirono, ma ebbero un onorato transito nel Corpo dei Carabinieri. Nel 1832, però, Carlo Alberto stabilì di limitare il servizio dei Carabinieri alla terraferma ed istituì un nuovo Reggimento di Cavalleria i Cavalleggeri di Sardegna, con attribuzioni uguali a quelle dei Carabinieri. Le cose rimasero stabili fino alla metà del XIX sec. quando, pur avendo i Cavalleggeri assolto bene il loro compito, il brigantaggio ritornò a infierire sull’Isola, per cui si decretò di sopprimere il Reggimento Cavalleggeri, ripristinando i Carabinieri Reali (1853) con la denominazione di Corpo dei Carabinieri Reali di Sardegna,[16] con un proprio Comandante e un ordinamento diverso da quello del Corpo di terraferma. Alla costituzione del Regno d’Italia, nel 1861, il Corpo speciale dei Carabinieri Reali di Sardegna cessò di esistere, venendo fuso nel Corpo dei Carabinieri Reali. I Cavalleggeri di Sardegna, quindi, possono ben dirsi tra i progenitori dei Carabinieri in Sardegna, con le innumerevoli benemerenze conquistate nella difesa del pubblico bene durante il loro primo periodo di vita (1808-1822); ricostituiti nel 1832, armati quattro anni dopo come i militari dell’Arma, avevano di questi le attribuzioni e l’ordinamento interno di caserma, per cui la loro definitiva trasformazione in Carabinieri, avvenuta nel 1853, significò solo mutamento di nome e d’uniforme.In ragione di queste vicende, grazie a tale eredità, quindi, l’Arma dei Carabinieri annovera tra i suoi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare due Ufficiali che militarono nei Cavalleggeri di Sardegna: il nostro Eroe, Capitano Gerolamo Berlinguer e il citato Capitano Agostino Castelli.   Vincenzo Gaglione   Alcune fonti e letture per approfondimenti, non indicate nel testo:

  • Colonnello Barone Errardo di Aichelburg, Medaglie d’Oro, 1° Volume, Azioni di merito estranee a guerre nazionali o coloniali, 1923, Bergamo, XV.
  • Angelo Archivio e Guido Bartolo, I carabinieri in Sardegna, Ed. S’Alvure, 2006, Oristano.
  • Giancarlo Barbonetti, Oltre il Dovere. I Carabinieri decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 2023, Roma.
  • Carmelo Burgio, Da Dragoni a Carabinieri, Carlo Delfino Editore Collana Storia, 2020, Bologna.
  • Flavio Carbone, Repertorio degli ufficiali dei Carabinieri reali 1814-1871, Ufficio Storico Stato Maggiore Difesa, 2013, Roma.
  • Giuseppe Governale, Accanto agli italiani. Carabinieri in azione due secoli fedele, Mondadori, 2014, Milano.
  • Gianni Oliva, L’esercito italiano dal Risorgimento a oggi, Mondadori, 2009, Milano.
  • Erminio Sau, Medaglie d’Oro della Provincia di Sassari dal 1793 al 1943, Gallizzi, 1962, Sassari.

 

In rete:

  • https://www.carabinieri.it/
  • https://www.esercito.difesa.it/storia/
  • https://www.movm.it/
  • https://issuu.com/rivista.militare1/docs/l-armata-sarda-della-restaurazione-

 

 

[1] https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/14619

[2] Sovrana Concessione in data 14 novembre 1835.

[3] Primi due conferimenti: Scapaccino (o Scappaccino) G. Battista, Carabiniere e Adriano d’Onier (anche Donnier e D’Onnier), Luogotenente Colonnello del XVI Reggimento Fanteria, per fatto d’arme in Pont des Echelles (Savoia), il 3 febbraio 1834. Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, Grafischena 1987 [1950], Roma, pp. 268 e 270.

[4] Capitano Agostino Castelli dei Cavalleggeri di Sardegna, Medaglia d’Oro al Valor Militare: «Per l’importante spedizione da lui diretta il 15 luglio 1840 nelle montagne di Orgosolo (Sassari) contro facinorosi banditi, nella quale circostanza si distinse con intrepidezza e valore facendo cadere sotto la forza quattro di quei banditi i più famosi, compreso Salvatore Tuffu che diventato era il terrore di quelle contrade e che nella zuffa rimase ucciso. Cagliari, 12 settembre 1840». https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/14620. Cfr. Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, Grafischena 1987 [1950], Roma, p. 276.

[5] Chi ricorda il film: Padre Padrone, avrà una idea di cosa fosse la Sardegna agli inizi del secolo scorso [N.d.R.].

[6] L’Editto delle chiudende (Regio editto sopra le chiudende, sopra i terreni comuni e della Corona, e sopra i tabacchi, nel Regno di Sardegna) fu un provvedimento legislativo emanato il 6 ottobre 1820 dal Re di Sardegna Vittorio Emanuele I e reso pubblico nel 1823. La norma autorizzava “qualunque proprietario a liberamente chiudere di siepe, o di muro, vallar di fossa, qualunque suo terreno non soggetto a servitù di pascolo, di passaggio, di fontana o d’abbeveratoio”. Con questo decreto si consentì la creazione della “proprietà privata” e fu cancellato il regime della proprietà collettiva dei terreni e l’istituto del c.d. “ademprivio”, che era stata una costante della cultura e dell’economia sarda da tempi remoti. Non si trattava di un semplice puntiglio legalistico, era una legge analoga a quella britannica delle “enclosoures”. Metodi più moderni di coltivazione capitalistica erano possibili solo così, ma agli occhi dei diseredati questa appariva una vera e propria rapina. Risultato: aumentarono le rivolte e il brigantaggio conobbe una recrudescenza. Cecilia Ferrai, Una riforma zoppa in Sardegna: L’editto delle chiudende, passim in Aldo Pavan, Adriana Di Liberto, Il mondo che cambia, Franco Angeli, 2019, Milano.

[7] Suocero del nobile Francesco Segni è antenato del Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni. Della stessa famiglia, ma non antenato, del leader del partito comunista italiano Enrico Berlinguer. Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Widerholdt Frères, 2008, Invorio (Novara), p. 70 et passim.

[8] Polizia locale, urbana e rurale, ad ordinamento civile, istituita da Re Carlo Felice in cambio dell’esenzione concessa ai Sardi della leva militare. Ancora oggi i Baracelli esistono con la funzione di polizia locale, guardie giurate particolari, con attività regolamentata dal Legge Regionale. https://www.carabinieri.it/arma/curiosita/non-tutti-sanno-che/b/barracelli

[9] Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, Grafischena, 1950, Roma, p. 272.

[10] “Cano”: così nello Stato di servizio. Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[11] Decreto Ministeriale del 14 novembre 1835.

[12] Nella caserma esiste lastra (marmo-bronzo) che commemora l’Eroe, ripristinata nel 1973. Sassari ha commemorato Gerolamo Berlinguer con la intitolazione di una via cittadina.

[13] Organizzato in due divisioni di due squadroni ciascuna per un totale di 645 uomini, distribuiti nel territorio in 13 distaccamenti e 65 posti con l’evidente scopo di mantenere l’ordine pubblico. Negli anni seguenti fu aumentato l’organico a 675 uomini e 372 cavalli.

[14] Il 4 luglio 1818 fu creato, da Re Vittorio Emanuele I, il Corpo dei “Moschettieri di Sardegna” con i migliori elementi della Gendarmeria Genovese e dei Cacciatori Guardie, su tre compagnie per un totale di 313 uomini, distribuiti in luogotenenze e stazioni. L’uniforme era di color turchino con mostre rosse e spalline turchine. Gli effettivi erano armati di un moschettone con baionetta, due pistole e una sciabola da fanteria, con budriere, giberna e bandoliera.

[15] Il 2 giugno 1819, il reggimento dei Cavalleggeri e il Corpo dei Moschettieri furono riuniti in un unico corpo chiamato   Corpo dei “Cacciatori Reali di Sardegna” (SM, 4 compagnie a cavallo e 4 a piedi per un totale di 24 ufficiali e 677 uomini). La struttura territoriale era simile a quella dei Moschettieri, ma molto più capillare: SM con sede a Cagliari, 8 compagnie (Cagliari, Villacidro, Mandas, Laconi, Sassari, Tempio, Alghero, Nuoro) e numerosi distaccamenti sparsi nelle zone più a rischio. Le compagnie a cavallo, pur conservando l’armamento dei cavalleggeri – moschettone, sciabola da cavalleggero, due pistole, cinturone, giberna e bandoliera – adottarono l’uniforme dei moschettieri con la variante delle mostre cremisi e delle spalline del colore della cavalleria, mentre le compagnie a piedi le avevano turchine. Ai cacciatori fu attribuita l’anzianità dei cavalleggeri.

[16] Nel 1822, Re Carlo Felice istituì il Corpo dei “Carabinieri Reali in Sardegna”, che il 4 marzo 1823 incorporò i “Cacciatori Reali”, formando 2 divisioni (Cagliari e Sassari), 7 compagnie (Cagliari, Iglesias, Isili, Busachi, Sassari, Alghero, Nuoro), 13 luogotenenze (Cagliari, Iglesias, Laconi, Lanusei, Busachi, Oristano, Sassari, Ozieri, Tempio, Alghero, Cuglieri, Nuoro, Bono) e 54 stazioni, per un totale di 425 carabinieri a cavallo e 100 a piedi. Gli esuberi furono trasferiti alle divisioni di terraferma.

 

Dott. Vincenzo Gaglione