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Capita che anche in una grande metropoli come Roma si spengano le luci. Non per risparmiare l’energia pubblica, come qualcuno aveva ipotizzato, semplicemente per un guasto. Nella strada dove abito e nella parallela ci abiteranno almeno un migliaio di persone, ci sono negozi, bar, persino un ristorante e da un paio di settimane l’illuminazione pubblica non funzionava.

L’altro giorno, stufo di dover camminare in mezzo alla strada per evitare i marciapiedi e i possibili “ricordini” lasciati dai cani (o meglio, dai loro incivili padroni), ho telefonato al numero verde dell’Acea. “Sicuramente ve l’avranno segnalati in tanti, visto che sono due settimane che stiamo al buio, però volevo sottolineare nuovamente che in via Tizio e in via Caio manca la luce dei lampioni“. L’addetto ha preso nota, mi ha ringraziato della segnalazione, dicendo che in realtà non avevano ricevuto chiamate precedenti. Possibile? Ho pensato, figurati se nessuno ha mai chiamato, sicuramente è una scusa! Sarà stato un caso (!), una fortunata coincidenza (!), tant’è che il giorno dopo è tornata a luce.

Forse siamo troppo abituati al fatto che le cose non funzionano. Forse abbiamo ormai fatto il callo alle inefficienze e all’inutilità del denunciare i disservizi. Forse, anzi, sicuramente, siamo sicuri che comunque qualcuno provvederà. A volte però le cose non stanno così: migliorare le cose si può e – guarda un po’ – dipende (anche) da noi: personalmente da ognuno di noi. Inutile pensare che altre persone potrebbero intervenire, non rassegniamoci al mal costume, cominciamo a fare la parte nostra. E forse eviteremo di rimanere a brancolare nel buio.

 

Romolo Giacani
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