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Sembrerebbe che ho sovrastimato Surovikin, o almeno la sua capacità di affrancarsi dalle pressioni indebite di Putin sulla manovra militare.

Le ultime informazioni giunte dal Teatro sembrano lasciar intendere come a Kherson il concetto di azione russo preveda l’evacuazione della popolazione in modo da poter trasformare l’area urbana in una fortezza dove condurre una difesa a tempo indeterminato.

La scelta di svuotare (nei limiti del possibile) la città da un lato indica un minimo interesse nella sicurezza della popolazione residente, dall’altra lascia mano libera ai militari di organizzare i lavori di fortificazione senza il rischio di azioni di ricognizione o di sabotaggio da parte della Resistenza, che sappiamo essere particolarmente proprio nelle zone di Kherson e di Melitopol. L’eventuale presenza di elementi in grado di segnalare all’artiglieria ucraina l’esatta posizione degli appostamenti difensivi russi in città è infatti uno dei rischi principali per le forze destinate a condurre la difesa della città, e la cura nel minimizzare tale rischio indica quanto tale minaccia sia tenuta in considerazione.

 

Personalmente continuo a ritenere che da parte russa lo sgombero completo della testa di ponte a ovest del Dnipro sarebbe stato nel migliore interesse per condurre una manovra difensiva di ampio respiro nel corso dell’inverno e sperare che la mobilitazione in atto – combinata con la strategia ibrida nei confronti del sostegno occidentale all’Ucraina –riuscisse a ribaltare nuovamente i rapporti di forze riconsegnando l’iniziativa alle forze di Mosca.

D’altra parte una tale iniziativa rappresenterebbe un completo cambio di marcia rispetto a quanto attuato fino adesso dall’esercito russo e avrebbe quindi richiesto un mutamento di idee da parte di Putin: le operazioni fino a questo punto sono state condotte quasi esclusivamente nell’ottica di sostenere la narrativa del Cremlino sull’Operazione Militare Speciale, le sue motivazioni dichiarate e le sue modalità esecutive tese a sostenere tale narrativa. Una narrativa secondo cui l’Ucraina non esisterebbe come Nazione ma sarebbe di fatto una sorta di “colonia” americana abitata da “nazisti” necessari di “rieducazione” e governata da “criminali” da rimuovere e da processare in una “nuova Norimberga”; la rimozione di tale “colonia”, che costituirebbe una minaccia mortale per la Russia”, avrebbe richiesto non una guerra di aggressione bensì una “Operazione Militare Speciale”…

Che tale narrativa sia ormai completamente smentita dalla realtà dei fatti è un’ovvietà che a quanto pare sfugge ai vertici del Regime, che infatti intendono evidentemente mantenere a tutti i costi il controllo delle maggiori aree urbane occupate e continuare dove possibile a mantenere una pressione offensiva completamente autolesionista in odo da tenere viva la narrativa originale per coloro che sono ancora disposti a crederci.

Il Regime è in piena Negazione psicologica, e c’è da supporre che con esso lo sia anche una parte significativa della popolazione russa e perfino dei minions nostrani.

 

Torniamo a Kherson. La situazione della Testa di Ponte è stata ampiamente sviscerata e dovrebbe essere chiara a tutti: il Gruppo di Forze russo a ovest del fiume è costituito da alcune delle migliori Brigate dell’esercito regolare, in gran parte costituite da Unità di élite delle VDV (paracadutisti meccanizzati) e della Fanteria di Marina, che però soffrono una gravissima crisi di rifornimenti a causa dei costanti bombardamenti nemici sugli unici due ponti sul fiume Dnipro, che è completamente inguadabile.

Queste forze sono sottoposte ad un attrito costante, mirato a ridurne il potenziale di combattimento in maniera incrementale e ad obbligarle a consumare velocemente i pochi rifornimenti che riescono a superare a costo di gravi perdite l’interdizione ucraina lungo il fiume.

Come ho ribadito più volte, per gli ucraini la situazione dal punto di vista militare è perfetta così: tengono bloccate e in condizione di costante sofferenza il meglio dell’esercito russo senza dover impiegare forze consistenti oltre a quelle del Comando Sud, impedendo che queste possano essere reimpiegate in maniera più pericolosa in altri settori del fronte con maggiore valenza militare. Si tratta di un punto di vista cinico, in quanto pospone la liberazione della città di Kherson magari anche per diversi mesi, ma è perfettamente funzionale alla strategia ucraina di logorare e dissanguare l’esercito invasore in attesa di poter disporre di un potenziale controffensivo tale da garantire il successo in un attacco decisivo da condurre al momento opportuno (la prossima primavera/estate?).

 

Dal punto di vista militare dei russi quindi la cosa più ragionevole visto che hanno perso l’iniziativa, è contrastare in ogni modo la strategia ucraina, e quindi abbandonare un’inutile Testa di Ponte che non conduce in nessun posto, recuperare delle forze disperatamente necessarie altrove, stabilire una forte linea difensiva sul fiume Dnipro e accelerare la ricostituzione di una forte riserva meccanizzata con cui affrontare e magari sconfiggere la futura inevitabile controffensiva ucraina.

Ritengo sia doveroso dar credito a Surovikin di sufficiente capacità professionale da condividere questa visione, che è militarmente un’ovvietà.

 

Evidentemente però le esigenze politiche del Regime hanno impedito l’attuazione di un ragionevolissimo riposizionamento, accettando solo un ripiegamento tattico in vista di una difesa a tempo indeterminato di una città posta sulla sponda nemica di un fiume inguadabile, e per di più durante la brutta stagione…

Per assurdo, il fatto che la liberazione di Kherson si allontani forse anche di mesi, è un’ottima notizia per Zaluzhny, che può così continuare a portare avanti la sua manovra così come l’aveva impostata, senza dover prendere in considerazione una nuova massa di manovra russa costituita da unità di élite, magari logore ma ancora imbattute, che avrebbe potuto essere costituita da Surovikin con le Brigate recuperate da Kherson.

 

Questo fatto ci dice anche che il cambio di Comandante Operativo, che avrebbe potuto potenzialmente avere un effetto positivo sul recupero del morale e delle capacità dell’esercito russo, alla fine avrà un effetto assai limitato in quanto Putin prosegue caparbiamente la sua microgestione personale delle operazioni militari a dispetto della logica, della dottrina militare russa e dell’opinione dei suoi stessi esperti e tecnici.

L’orso Vladimiro è convito di saperne di più.

 

Un’analisi militare seria a questo punto richiede un passo ulteriore: esiste la possibilità che questo accanimento di Putin sul mantenere il possesso di Kherson ad ogni costo abbia una motivazione più profonda che non il semplice rifiuto di abbandonare l’unico capoluogo regionale catturato nel corso dell’”Operazione Miliare Speciale”?

Sì, forse c’è… E sarebbe quasi in linea con il cinismo finora dimostrato dallo zar nelle sue decisioni e nella priorità assoluta da lui attribuita alle motivazioni politiche rispetto a quelle militari.

 

Se noi in Occidente cominciamo a intravedere il “Regime Change” come l’unico possibile sbocco positivo di un conflitto ormai incancrenito, è ragionevole pensare che anche Putin abbia individuato un rischio simile, e abbia deciso di neutralizzarlo a modo suo.

Da sempre gli autocrati temono le rivolte di palazzo molto più dei nemici esterni; lo stesso impero romano è caduto soprattutto a causa del fatto che gli ultimi imperatori assegnavano la priorità alla propria sicurezza personale piuttosto che alla difesa dei confini. Si tratta di un modo di pensare con una sua logica, in quanto una rivolta di palazzo ha risultati immediati e non lascia tempo per contromanovre, mentre un attacco esterno può anche ricevere una risposta ritardata.

Se questo fosse il pensiero dell’orso, allora potrebbe benissimo essere giunto alla conclusione che l’unica forza capace di minacciare il Regime dall’interno sia l’esercito; la crescita del potere delle Rozgvardya e delle milizie alternative (motivate politicamente, etnicamente o anche solo economicamente) potrebbe benissimo rientrare in questo disegno volto a prevenire la possibilità di un colpo di stato militare.

La distruzione delle migliori Unità dell’esercito a Kherson coronerebbe questo disegno.

 

A questo punto la domanda sorgerebbe spontanea: ma non è che l’orso Vladimiro è DAVVERO un agente della CIA?

 

Orio Giorgio Stirpe