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Oggi che tutte le garanzie sono state cancellate, il lavoro dignitoso è praticamente azzerato sostituito da; appalti, terziarizzazioni. flessibilità, fungibilità, precariato, tempo determinato, a futura memoria,come nelle favole con finale triste,  mi sembra bello. in onore ai miei quarantacinque anni di sindacalismo attivo, recitare un De Profundis in memoria del Lavoro che fu, e dei diritti che una volta lo rendevano degno di essere membri attivi di quel mondo.

Il 1969 volge al termine e l’autunno caldo ottiene la sua vittoria più grande: l’ingresso della Carta Costituzionale nelle fabbriche.

Il 4 gennaio 1969, ad Avola, il ministro Giacomo Brodolini annuncia un disegno di legge per varare uno Statuto del sindacato nell’impresa che garantisse i diritti della persona nei posti di lavoro. Il 9 aprile la polizia sparava ancora a Battipaglia mentre era in corso la protesta per la chiusura del locale tabacchificio. Brodolini, gravemente malato (morirà a breve), forza i tempi di approvazione della legge con una febbrile attività.

Il 24 giugno 1969 il disegno di legge governativo viene presentato in Senato. In una intervista rilasciata all’Avanti! dello stesso giorno diceva Gino Giugni:

L’11 dicembre, il Senato approva la legge in prima lettura e il giorno dopo a Milano la strage di Piazza Fontana

Il 20 maggio del 1970 la Legge 300,”Statuto dei lavoratori”, viene pubblicata nella Gazzetta ufficiale divenendo a tutti gli effetti legge dello Stato.

Il segretario generale della CGIL Luciano Lama, affermò: “Lo Statuto dei diritti è frutto della politica unitaria e delle lotte sindacali: lo strumento non poteva che essere una legge, ma la matrice che l’ha prodotta e la forza che l’ha voluta è rappresentata dal movimento dei lavoratori e dalla sua azione organizzata”.

Gli interventi in materia dagli anni ’90 ad oggi si muovono nell’ottica delle “relazioni industriali” e non più in quella della legislazione del lavoro

Dopo un periodo di vacche grasse grazie all’entrata in vigore dello Statuto dei Lavoratori (1970) la materia si è lentamente involuta a partire dagli ultimi anni del secolo scorso, coincidente con la fine della prima repubblica e l’ingresso in politica di Mister B.. che lentamente, grazie anche ai suoi ammiratori ha avuto un lungo processo di azzeramento dei diritti dei lavoratori.

Nel 1997 la Riforma Treu introduce, sull’esempio di diversi Paesi occidentali, il “lavoro interinale” con il quale il datore di lavoro aveva la possibilità di “prendere in affitto” uno o più lavoratori da società specializzate che avevano provveduto all’assunzione e che mantenevano in forza il dipendente stesso; il rapporto aveva valenza a tempo determinato, con possibilità di conferma finale e di trasferimento del lavoratore alla azienda utilizzatrice.

Nel 2003 la legge Biagi ribadiva sostanzialmente questi principi allargando il numero degli enti abilitati ad “affittare” lavoratori e trasformando il nome da “lavoro interinale” a “lavoro in somministrazione”. Era data altresì la possibilità di prevedere fin dall’inizio un rapporto a tempo indeterminato.

Gli Uffici di Collocamento, per anni,custodi dei diritti e delle graduatorie di assunzione, si trasformano in Uffici per l’Impiego,e perdono la caratteristica di applicare l’effetto costitutivo al contratto di lavoro individuale: e tacchete la scelta del dipendente da assumere passa esclusivamente al datore di lavoro ,all’Ufficio per l’Impiego rimaneva la funzione di favorire l’incontro domanda e offerta di lavoro.

La riforma Fornero metteva l’accento sulle esigenze formative del rapporto di lavoro, segnatamente con sostanziali interventi in materia di “apprendistato”.

Ai nostri giorni il Jobs Act, accompagnato da polemiche e dispute, infrange il principio del licenziamento individuale sortendo effetti di natura psicologica più che concrete conseguenze nella realtà quotidiana dei rapporti di lavoro in essere.

Ma l’oggetto dell’intervento di Poletti non sarà più come è stato in passato e fin qui il Diritto del lavoro bensì le Relazioni Industriali.

L’attuale momento storico vede un disamoramento della gente alle organizzazioni partitiche e sindacali. Le une e le altre subiscono consistenti diminuzioni nel numero degli iscritti, in alcuni centri cittadini di rilevanza nazionale partiti di grandi dimensioni sono costretti al commissariamento.

I maggiori sindacati, indistintamente chi più chi meno, stanno perdendo notevoli volumi nei tesserati, la forza d’urto sindacale ha perso gran parte del suo vigore rispetto ai tempi di Lama-Benvenuto-Carniti,

Gli incontri fra le parti sociali sono ridimensionati ai minimi termini, i tre maggiori sindacalisti si attengono più a; esternazioni vacue, generiche battaglie politiche e, qualche raro sciopero generale, sono incapaci  a mettere sul tavolo della contrattazione temi che di volta in volta assumono maggior spicco per le vicende lavoristiche.

Le incertezze che caratterizzano il mondo di oggi rispetto a quello della seconda metà del ‘900 e la considerazione che ogni realtà aziendale a sè stante ha bisogno, per le proprie esigenze di agilità e snellezza, di opportune singolari soluzioni particolari fanno sì che la contrattazione di minore livello possa prendere il sopravvento su quella nazionale.

Vero è che la creazione di un clima di rispetto della dignità e libertà del lavoratore non deriva solo da una dichiarazione di principi, anche quando ad essa, come nel caso nostro, si accompagnino adeguate sanzioni.

L’esperienza mi insegna che la sanzione più efficace sta nella capacità di contestazione, formazione e innovazione del sindacato, perciò occorre che il sindacato sia presente nelle aziende.

Ogni sindacato deve poter creare la propria rappresentanza a livello aziendale con la semplice indicazione dei lavoratori, mentre un imprenditore moderno non può non accettare di buon grado il quadro di relazioni industriali che estende l’area del dialogo e quindi della contrattazione.

Alfredo Magnifico

Segretario Generale

Confintesa Smar