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Figlio di Vincenzo e di Concetta Damato, nacque il 13 ottobre 1844 in Barletta, dove visse i primi anni. La sua era una modesta famiglia di marinai e all’atto della chiamata per la sua classe alla leva militare fu ammesso nella Marina da guerra. Inizialmente assegnato, il 17 agosto 1865, per il primo incarico alla Indipendenza, transitò nella stessa data e solo sino al 12 settembre 1865 alla Pirofregata Carlo Alberto e poi, dal 12 settembre 1865 al 13 marzo 1866, al Vascello da guerra Re Galantuomo. Il 1° aprile 1866, ormai marinaio esperto, passò sulla Pirocorvetta corazzata Formidabile, come Marinaio cannoniere di 2^ classe. (1)

Con questo imbarco, prese parte alla battaglia navale svoltasi in Adriatico tra il 18 e il 20 luglio 1866, nella quale ufficiali e semplici marinai gareggiarono in ardimento e valore. Alle 3 pomeridiane del 16 luglio la Squadra, della quale faceva parte la Formidabile al comando del Capitano di Fregata Simone Pacoret di Saint Bon, mosse da Ancona, per potare l’attacco alle roccaforti austriache, con obiettivo primario Lissa, chiamata la “Gibilterra dell’Adriatico” per la sua posizione strategica. Fu in quello stesso mare, fra il 18 e il 20 luglio 1866, che il giovane Regno d’Italia (ad appena cinque anni dalla sua istituzione) affrontava il nemico di sempre, l’Austria Ungheria, per completare il disegno risorgimentale e guardare a nuove annessioni di territorio.

All’alba del 18 si iniziò l’attacco. Ridotte al silenzio le batterie esterne del Forte S. Giorgio, fu ordinato alla Formidabile di entrare nel porto e di iniziare, nelle prime ore del 19, un fuoco rapido e efficace teso ad annientare le batterie nemiche collocate nell’interno, ancora in piena efficienza. La Formidabile si avvicinò a meno di 300 metri dalla potente batteria del Castello nell’Isola e la prese sotto il suo tiro; ma non poté evitare quello preciso del nemico. Alcuni colpi caduti in coperta fecero divampare incendi; asportarono le attrezzature e seminarono la morte. In tale frangente, però, i cannonieri non desistettero dal loro servizio tanto era alto il sentimento del dovere e lo spirito di sacrificio che avevano appresi dal loro Comandante Simone di Saint Bon. (2)

Conteduca così narrerà l’azione di quei giorni: «[…] Si combatté tre giorni: il 18, il 19 e il 20 luglio. L’Adriatico era tutto sereno, tutto azzurro in una gioia di sole. Le cannonate si sentivano rimbombare, tra grandi fumate, da una spiaggia all’altra, e gli scafi si piegavano sventrati nonostante lo slancio, l’ardore e il valore di tutti, da Cappellini (3) a Faà di Bruno (4) e a Saint Bon. In ogni oscuro marinaio c’era un eroe e nella profondità del mare giacciono sepolti e dimenticati atti di fede e di temerarietà che meriterebbero la più grande Gloria. Io ero imbarcato sulla Formidabile e stavo accanto al mio pezzo: miravo e sparavo deciso di resistere fino all’ultimo. Ad un tratto una cannonata nemica mi colpì e mi portò via nettamente l’avambraccio. Usciva tanto sangue. Come fare? Per terra c’era un pò di stoppa di quella che serviva per lucidare i bronzi e i ferri a bordo. Con il braccio sano la raccattai in fretta e la ficcai dentro il moncherino aperto per arrestare la perdita di sangue. E, servendomi d’un braccio solo continuavo a caricare e a sparare. Il comandante in seconda il Comandante di Sambuy (Comandante in 2ª Federico Bertone di Sambuy N.d.R.) dal ponte aveva vista la scena e gridava: “Conteduca smettila!” “Vatti a far benedire!” gridava mi ricordo con la mano alla bocca come un portavoce. Io facevo finta di non sentire e non interrompevo il mio servizio. Non volevo lasciare il pezzo. Tre marinai ebbero intanto l’ordine di portarmi via per forza. Mi misi allora sull’attenti e, salutando militarmente gridai al comandante diritto sul ponte: “Ubbidisco, non occorre farmi violenza ma vi permetta prima di lasciare il pezzo di sparare un ultimo colpo”. Feci così, e credo, tanto era l’accanimento e l’amore con cui gridai il mio evviva per l’Italia in quel momento che il mio grido fu più forte della voce stessa del cannone. Poi svenni, che il sangue perduto era troppo. La mia nave fu la sola che non affondò della squadra. Fui imbarcato sulla nave ospedale Washington e poi fui sbarcato ad Ancona dove mi curarono all’ospedale. (5) Questo è tutto […]». (6)

 

Lissa, 20 luglio 1866: Affondamento della “Re Galantuomo”,  olio su tela,

opera di P. Gallizioli nel Museo storico navale di Venezia

 

Quando le forze lo abbandonarono cadde sfinito tra le braccia del Comandante di Sambuy che testimone della scena e dello straordinario coraggio del Conteduca, era accorso a sorreggerlo. Il suo esempio infiammò i compagni vicini che ripresero con più intensità a controbattere le salve nemiche che bersagliavano inesorabili la bella nave italiana, che resistette stoicamente, rispondendo colpo su colpo, e che solo dopo alcune ore di durissimo scontro si ritirò da quelle acque. Per l’eroico contegno tenuto e l’elevato sentimento del dovere dimostrato, al Conteduca fu conferita Medaglia d’Oro al Valore Militare (7) la cui motivazione così recita:

«Per essersi distinto nei fatti d’armi avvenuti nell’Adriatico, nella campagna di guerra del 1866». (8)

Benché quest’azione non avesse modificato realmente il rapporto di forza tra i due schieramenti, essa determinò nell’opinione pubblica italiana un senso di profonda umiliazione. Frattanto, il 21 luglio, Garibaldi riuscì a sconfiggere gli austriaci a Bezzecca, mentre una colonna poté spingersi nei giorni successivi fino a Levico, Pergine e Civezzano, a soli 9 chilometri da Trento. Proprio quando il generale austriaco Kuhn stava per ritirarsi in Alto Adige, prussiani e austriaci firmarono il 26 luglio i preliminari di pace a Nikolsburg, mentre anche sul fronte italiano aveva inizio una tregua d’armi. Impossibilitata a riprendere la guerra autonomamente e pressata da Napoleone III affinché accettasse le condizioni concordate fra lui e l’Austria, l’Italia ordinò quindi a Garibaldi di ritirarsi dal Trentino e il 12 firmò a Cormons l’armistizio. La clausola che prevedeva la cessione del Veneto all’Italia tramite Napoleone III, confermata il 23 agosto nella pace sottoscritta a Praga fra Prussia e Austria, fu conservata nella pace tra Italia e Austria firmata a Vienna il 3 ottobre 1866.

Nel frattempo, Conteduca, collocato in congedo assoluto per la grave mutilazione riportata a far data dal 1° ottobre 1867, trovo impiego per qualche tempo addetto al Museo Navale di Taranto. Il 9 novembre 1869, nella natia Barletta, sposò Addolorata Rutigliano e i coniugi decisero di stabilirsi in Roma, dove Conteduca si spense, 86enne, il 1° giugno 1930 e le spoglie furono traslate nel cimitero della città natale, ove in suo onore è stato eretto il monumento nell’immagine, sito all’esterno dei Giardini Fratelli Cervi. L’Eroe, con grande trepidazione aveva seguito le alterne sorti della Quarta guerra d’indipendenza (“Grande Guerra”), lieto poi di veder vendicata la disfatta di Lissa.

 

Dott. Vincenzo Gaglione

 

NOTE:

  • Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, Grafischena, 1950, Roma, p. 208.
  • Simone Antonio Pacoret de Saint-Bon (Chambéry, 20 marzo 1828-Roma, 26 novembre 1892). Ammiraglio, Ministro della Marina e Senatore del Regno. Medaglia d’Oro al Valor Militare «Per la sua intrepida condotta in Lissa nel 1866, al comando della Regia Nave “Formidabile”» R.D. 11 agosto https://www.quirinale.it/onorificenze/ insigniti/14352
  • Alfredo Cappellini (Livorno, 29 dicembre 1828-Lissa, 20 luglio 1866), Capitano di Fregata di 1ª classe, Comandante della cannoniera corazzata “Palestro”. Medaglia d’Oro al Valor Militare «Per aver nella battaglia di Lissa, avvenuta il 20 luglio 1866, fra la flotta austriaca e quella italiana, preferito morire con tutti i suoi ufficiali ed il suo equipaggio anziché abbandonare la pirocorvetta Palestro da lui comandata ed in preda alle fiamme». Lissa, 20 luglio https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/12821
  • Emilio Faà di Bruno (Alessandria, 7 marzo 1820-al largo dell’Isola di Lissa, 20 luglio 1866), Capitano di Vascello, Comandante della nave corazzata “Re d’Italia”. Caduto in combattimento dopo lo speronamento e successivo affondamento della sua nave a opera del Ferdinando Max. Medaglia d’Oro al Valor Militare «Per la sua eroica condotta nelle azioni di Lissa, nelle quali lasciava la vita. Adriatico 20 luglio 1866». Regio Decreto 15 agosto 1867. https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/14386
  • Conteduca risulta a bordo della Washington dal 20 al 23 luglio 1966, con destinazione di sbarco Ancona. Archivio storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.
  • È sintesi. Archivio storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.
  • Regio Decreto 15 agosto 1867. Gaetano Carolei e Guido Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, cit.
  • https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/12633

 

NOTA: Le immagini del Decorato provengono dall’ Archivio storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

Alcune fonti e letture per un approfondimento sulle vicende in narrazione:

 

  • Memorie inedite sulla battaglia navale di Lissa (II) / Tommaso Bucchia, a cura di Maurizio Sessa, in Nuova antologia: 611, 2267, 3, Le Monnier, 2013, Firenze, 2239-7418, doi: 1400/219379
  • Mariano D’Ayala. Vite degli italiani benemeriti della libertà e della Patria. Morti combattendo. 1883, Bocca, Roma, pp. 124–126;
  • Ermanno Martino, Lissa 1866: perché? (1ª parte), in Storia Militare, n. 214, luglio 2011, pp. 4-21; id., Lissa 1866: perché? (2ª parte), in Storia Militare, n. 215, agosto 2011, pp. 54-67.
  • Carlo Randaccio. Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870. In due Volumi. 1886, Forzani, Roma, II, pp. 174–176, 188-192.
  • Martino Sacchi, Navi e cannoni: la Marina italiana da Lissa a oggi, Giunti, 2000, Firenze.
  • https://www.marina.difesa.it/storia/la-nostra-storia/storianavale/Pagine/lissa.aspx