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Valoroso italiano, ufficiale della Marina austriaca, che, decorato delle più alte ricompense al Valore Militare dall’Austria e dalla Turchia per le sue eroiche azioni nelle operazioni navali in Siria, ne ebbe regolare riconoscimento dal Governo Sardo all’atto dell’ammissione in servizio nella Marina Italiana, divenendo così una Medaglia d’Oro al Valor Militare della Marina italiana, per fatto d’arme in San Giovanni d’Acri (Siria), il 4 novembre 1840. [1]

 

 Chinca Domenico Ambrogio nacque a Brescia il 16 aprile 1818 figlio di Luigi e Vittoria Cogrossi, famiglia bresciana di buone condizioni economiche, possidenti.[2]

Il Bisnonno Giuseppe Chinca era ingegnere della Repubblica Veneta, aveva progettato e realizzato il cimitero di Brescia.[3] Dopo aver frequentato, a sue spese, il Collegio di Marina in Venezia, il 25 luglio 1938, fu nominato Cadetto di Marina provvisorio nell’I.R. Marina austriaca; quindi, Cadetto effettivo il 21 agosto 1838, prendendo parte alle operazioni belliche contro il Montenegro e l’Albania. Imbarcato sulla fregata Guerriera, dal 21 settembre 1840 al 10 marzo 1841, in forza alla squadra navale del Levante al comando Contrammiraglio Francesco Bandiera,[4] prese parte alle operazioni di Beirut, Saida (Sidone), san Giovanni d’Acri, Tiri, e Tripoli per la repressione della rivolta del Viceré d’Egitto Mehmet Alì Pascià contro la Sublime porta.[5] Il 26 settembre 1840, il Chinca partecipava allo sbarco che doveva condurre all’espugnazione dei castelli fortificati di Saida. Dopo un rapido bombardamento i reparti da sbarco inglesi, turchi ed austriaci posero piede a terra; i primi a nord di Saida, i secondi presso il castello a mare che occuparono, gli austriaci a sud della città insieme con altri inglesi. I plotoni, nonostante il fuoco di fucileria, si inerpicarono arditamente su per la costa scoscesa, il Chinca precedeva i suoi marinai impugnando una bandiera che aveva tolto dall’imbarcazione prima di lasciarla. La resistenza nemica si faceva sempre più ostinata: furono fatti sbarcare dalla Guerriera, comandata dall’Arciduca Federico, altri quaranta uomini; con tali rinforzi fu dato l’assalto alla rocca centrale che fu occupata.[6] Sia in questa azione, che nella presa di possesso della città sotto un vivissimo fuoco di fucileria, Domenico Chinca si comportò con indomito coraggio riuscendo di esempio mirabile ai suoi uomini. [7]

Per tale coraggiosa azione, fu decorato con la Medaglia d’Onore al Valor Militare in Oro, massima decorazione dell’impero austriaco: «Per avere mostrato spontaneità ed intrepidezza nell’assalto a prua del forte di San Giovanni d’Acri, superando con un pugno di trenta bravi, per il primo, le posizioni nemiche, portandovi la I.R. bandiera, che rimase traforata da varie palle. San Giovanni d’Acri (Siria) 4 novembre 1840»,[8] e con la Medaglia Militare Ottomana d’Oro al Merito. [9]

Il matrimonio con Elisa Rubbi (che gli sopravvisse) contratto il 20 marzo 1847,[10] e la numerosa prole che n’ebbe (la coppia ebbe 12 figli, quattro mancarono in tenera età) non lo distolsero dal mare e nemmeno dai rischi delle cospirazioni politiche. Intimo dei patrioti che avevano fondato nel 1840 la società segreta Esperia, vi entrò ben presto, insieme ad altri colleghi, quale ardente cospiratore per la liberazione di Venezia dal dominio austriaco; e quando il vecchio Leone si liberò dagli artigli dell’Aquila bicipite, anche il prode Chinca lasciò la Marina Imperiale per passare, in data 11 aprile 1848, al servizio della Repubblicana di Venezia. Nel 1848, la Prima guerra d’indipendenza italiana, vedeva il Chinca nel grado di Alfiere di Vascello conseguito con anzianità 16 gennaio 1847.

Nominato Tenente di Fregata il 13 maggio 1848, ebbe parte notevole nell’organizzazione della difesa marittima e nei frequenti scontri tra le imbarcazioni venete e gli austriaci; il 21 marzo 1849, fu nominato Membro della Commissione per l’armamento straordinario della Marina della Laguna, che sotto la presidenza del capitano di fregata Alessandro Tiozzo, ebbe l’incarico di provvedere all’armamento di 40 trabaccoli, e finalmente, il 22 giugno 1849, ebbe il comando della Compagnia Trasporti Militari via mare in Venezia e nel circondario prossimo della forza di 200 uomini.[11]

Caduta la Repubblica, il Chinca rifiutò di riprendere l’antico servizio ritirandosi nell’agosto 1849 a vita privata nella natia Brescia, ove attese per dieci anni l’ora della riscossa. [12]

Nel 1857 fu tra i principali fautori della Società Nazionale della sua città, e nel maggio 1859 preparò, con Giuseppe Zanardelli ed altri sicuri amici fidati, un memoriale sulle condizioni di Brescia destinato alla Stato maggiore sardo e a Camillo Benso, Conte di Cavour.[13] L’11 maggio fu tra i primi con il Contini, seguito da Giuseppe Ragazzoni, a salire al Castello e dispiegarvi la Bandiera Tricolore.

IL 13 giugno 1859, costituitasi una Giunta Provvisoria per gli straordinari bisogni di difesa, d’amministrazione e di sicurezza pubblica, il Chinca fu il primo tra gli eletti a farne parte, ed ebbe il delicato incarico del comando del Castello[14] e il 19 giugno fece da guida all’Imperatore Napoleone III e a Re Vittorio Emanuele II durante la loro visita al Castello.[15] Nello svolgimento di tali delicati incarichi, meritò il vivo apprezzamento e piena soddisfazione del Comando militare e del Consiglio cittadino dell’eroica città di Brescia, che vollero donargli una Spada d’Onore «per le benemerenze acquistate per la causa Italiana».[16]

All’esito della Seconda guerra d’indipendenza italiana fu riammesso, con decreto del 15 ottobre 1859, in servizio attivo nella Marina Sarda con il grado di Luogotenente di Vascello di seconda classe, potendo così partecipare alla campagna militare del 1860-1861.

Imbarcato sulla pirocannoniera Ardita, fu decorato con una Medaglia d’Argento al Valor Militare «per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della fortezza di Gaeta».[17]

Comandante e motivatore instancabile, sempre di esempio nelle prove d’ardimento, meritò nel corso della campagna di guerra due Menzioni Onorevoli: una prima «per la condotta tenuta durante il blocco di assedio della Fortezza di Messina»;[18] e una seconda, alle operazioni in Civitella del Tronto, prontamente commutata in Medaglia di Bronzo al Valor Militare: «per essersi distinto nei fatti d’Abruzzo».[19]

In data 27 marzo 1860 per decisione del Conte di Cavour, caso unico nella storia delle onorificenze italiane, gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare[20] in commutazione della analoga onorificenza austriaca conferitagli nel 1840.[21]

Il 1° aprile 1861, promosso Luogotenente di Vascello di Prima classe. Molti gli atti di coraggio compiuti per salvare navi in difficoltà ed equipaggi. Tra questi la corvetta portoghese Estefana. Per questa impresa, decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine di Cristo da S.M. il Re di Portogallo.[22]

Nel 1862, durante un drammatico incendio nell’arsenale di Genova, ebbe una parte importante nel domare la rivolta dei forzati del bagno penale della Marina che temevano di essere lasciati a bruciare vivi.[23]

Nel 1866, durante la Terza guerra d’indipendenza italiana, promosso Capitano di Fregata di seconda classe, il 10 luglio 1866, prese parte alla campagna navale nel Mare Adriatico imbarcato sul nuovissimo Piro-ariete Affondatore,[24] come Comandante in seconda, e nel giorno dello scontro con le armi austriache si comportò con intrepidezza e bravura, rimanendo sempre in coperta esposto al fuoco nemico, specialmente a quello del Vascello Kaiser con il quale inutilmente l’Affondatore duellò.[25]

«Per essersi distinto nella Campagna di Guerra del 1866 nell’Adriatico nei fatti avvenuti nei giorni 18,19 e 20 luglio 1866», fu decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia.[26]

IL 10 settembre successivo, partecipò con la squadra dell’Ammiraglio Augusto Antonio Riboty di stanza a Taranto, alla missione diretta a reprimere la sommossa in Palermo.

Nei giorni 12-16 giugno dell’anno seguente al comando del Trasporto Europa (dal 1° novembre 1867) ebbe la ventura di portare da Paola in Calabria a Venezia, i resti mortali dei suoi antichi e ormai gloriosi colleghi della Marina austriaca: i Fratelli Bandiera e Domenico Moro. Il 10 luglio 1866, fu promosso Capitano di Fregata di seconda classe, e il 30 maggio 1875, Capitano di Vascello. In questi anni, ha brillato sempre in prestigiosi e delicati incarichi di comando e diplomatici, che lo hanno visto decorato della Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia,[27] e della Croce di Cavaliere dell’Ordine Equestre di Santi Maurizio e Lazzaro.[28]

Dal 15 luglio al 22 dicembre 1875, è Presidente del Tribunale Militare del 3° Dipartimento Marittimo. Dal 1° gennaio al 1° dicembre 1876, a comando della corazzata Maria Pia, fece parte della squadra permanente distaccata per quattro mesi nel Levante. Il 1° dicembre, la Maria Pia venne disarmata e al Chinca assegnato il comando della corazzata Affondatore, nave che egli già conosceva e prediligeva e a cui dedicò molte energie (dal 1° dicembre 1876 al 22 gennaio 1877). Il 22 dicembre, venne inaspettatamente destinato al comando della corazzata Roma.[29] Questo repentino distacco dall’Affondatore, gli generò non poca sofferenza, troppi cari ricordi lo legavano a quel glorioso Vascello. Questo lo indusse a chiedere d’essere collocato a riposo per anzianità a far data dal 1° giugno 1877.[30] Rifiutò tutte e cariche pubbliche che gli vennero offerte. Nominato Commendatore nell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[31] Si spense nella sua Brescia, dove un via porta il suo nome, il 15 dicembre 1884.[32]

 

Vincenzo Gaglione

 

 

 

 

 

 

 

 

Letture per approfondimenti:

 

Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Ufficio Storio dello Stato Maggiore Marina Militare, 2015, Roma.

Martino Sacchi, Navi e cannoni: la Marina italiana da Lissa a oggi, Giunti, 2000, Firenze.

Marco Scardigli, Le grandi battaglie del Risorgimento, BUR, 2011, Milano.

Giacomo Scotti, Lissa 1866. La grande battaglia per l’Adriatico, LINT Editoriale, 2004, Trieste.

Nico Perrone, Il processo all’agente segreto di Cavour. L’ammiraglio Persano e la disfatta di Lissa, Rubbettino, 2018, Soveria Mannelli.

 

 

[1] La data del fatto d’armi: San Giovanni d’Acri (Siria), il 4 novembre 1840, ne fa di fatto la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare della Marina Italiana (Data di conferimento il 27 marzo 1860), ai sensi del Regio Viglietto in data 26 marzo 1833, a firma di Re Carlo Alberto.

[2] Chinca Domenico Ambrogio, così nel certificato di Battesimo e nello Stato di Servizio. Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[3] Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[4] Padre dei valorosi Fratelli Bandiera.

[5] Operazioni affidate a una Squadra navale austriaca collegata con una inglese e con alcuni vascelli turchi per combattere il Viceré d’Egitto, sollevatosi contro la Sublime Porta.

[6] S’inerpicò di corsa sui dirupi della costa, sotto l’imperversare del fuoco nemico, riuscendo a piantare per primo, il vessillo austriaco sulle mura della piazza, in gara con il Guardiamarina inglese Giacomo Hunt, che giunse secondo; sopraggiunti poi i marinai di rincalzo, la rocca centrale di San Giovanni d’Acri fu espugnata. Nelle Memorie del Chinca, 1877, Brescia, Tip. La Provincia.

[7] G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’Oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, Grafischena, 1950, Roma, p. 282.

[8] Dispaccio aulico 3372 in data 16 novembre 1840 (convalidato con Decreto Ministeriale in data 27 marzo 1860). Regio Archivio di Stato in Torino, Sezioni Riunite n. 1057-11-2 Reg. n. 207. Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[9] Con analoga motivazione. Dispaccio Ministeriale in data 5 maggio 1862 n. 898 Divisione Generale Personale Sezione 2A. Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[10] Dispensa Presidenziale n. 86 in data 18 marzo 1847.  Ivi.

[11] Decreto n. 281 in data 22 giugno 1849 del Governo Provvisorio di Venezia La Commissione Militare di Guerra e Marina. Commissione: Guglielmo Pepe (Presidente), Girolamo Ulloa, Giuseppe Sirtori e Francesco Baldisserotto. Ivi.

[12] G. Carolei, G. Greganti, cit.

[13] https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php

[14] Decreto n. 83 in data 13 giugno 1859 del Commissario di S.M. Sarda, Avv. Bernardino Bianchi. Commissione composta da: Domenico Chinca, Conte Bernardo Maggi, Avv. Pietro Pallavicini, Consig. Luigi Rubbi e Giuseppe Zanardelli. Archivio Storico del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.

[15] https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php

[16] Autorizzato ad accettare l’Onorificenza con Dispaccio Ministeriale n. 1398 in data 29 giugno 1860, Ufficio 2°.

[17] R.D. 19 maggio 1861.

[18] R.D. 19 maggio 1861.

[19] R.D. 1° giugno 1861.

[20] https://www.quirinale.it/onorificenze/insigniti/14428.

[21] “compreso il pieno godimento dell’assegno vitalizio di 18 fiorini mensili, di cui era provveduto sotto il Governo austriaco”. Decreto Ministeriale 27 marzo 1860.

[22] Autorizzato a fregiarsene con Sovrana disposizione in data 17 settembre 1864.

[23] Nelle Memorie del Chinca, 1877, Brescia, Tip. La Provincia.

[24]  Fu l’unica nave nella Battaglia di Lissa con i cannoni montati in torri corazzate invece che lungo le fiancate.

[25] Deposizioni del Chinca all’Alta Corte di Giustizia nel dibattimento della causa contro l’Ammiraglio Senatore Conte Carlo Pellion di Persano, Domenico Guerrini, Lissa 1866, Vol. II, Casanova, 1908, Torino, pp. 607-609.

[26] R.D. 15 agosto 1867.

[27] R.D. 7 maggio 1868.

[28] R.D. 10 gennaio 1869.

[29] Il suo Capitano di bandiera venne repentinamente sbarcato per subire a terra una punizione disciplinare. Nelle Memorie del Chinca, 1877, Brescia, Tip. La Provincia.

[30] R.D. 5 aprile 1877.

[31] R.D. 30 gennaio 1881.

[32] Sentinella Bresciana del 17 dicembre 1884. https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php