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Siamo tutti in vacanza, chi volete che ci faccia caso se ci sono 10/20/30 centesimi in più sulla consumazione, il più delle volte è esattamente così, anche se ce ne accorgiamo, ci passiamo sopra; paghiamo zitti e contenti per poi rimandare le lamentele al rientro al lavoro quando a quei pochi centesimi ci facciamo caso, eccome. Ma perché aspettare, soprattutto perché tollerare quello che fondamentalmente è un comportamento illecito.
Di che parliamo?
Della moda estiva di alcuni esercenti che dopo secoli di commercio si sono resi conto che tagliare un tramezzino costa fatica, aggiungere del latte per macchiare il caffè riduce l’utile sulla vendita del caffè, mettere a tavola un piatto in più o un cucchiaino per condividere un dolce o una pietanza comporta maggior lavoro. Ma è lecito aggiungere costi accessori ad un ordine in ristorante o ad un caffè preso al bar? E’ una domanda che sono stato costretto a pormi nel momento stesso in cui è capitato a me nella bella cittadina di Sora in Ciociaria, dove l’accoglienza, la generosità, il mettersi a disposizione sono le regole di un modo di essere che è nel sangue di queste genti. Invece ecco a sorpresa trovarmi davanti ad una richiesta di ulteriori 40 centesimi per macchiare due caffè, per poi, alle mie rimostranze, sentirmi dare risposte assolutamente fuori dalla ragione, questo mi ha fatto adirare.

Sono almeno 3 i punti su cui tutti noi dovremmo riflettere anche se in vacanza. Andiamo per gradi, il primo: siamo parte del bel mondo capitalista occidentale dove vige la legge della concorrenza e del libero mercato, quindi ognuno può decidere quali prezzi praticare al pubblico; ma nel caso del pubblico esercizio Bar, ma anche ristoranti ecc, c’è anche il sacrosanto obbligo di esporre il proprio listino in modo che il consumatore possa scegliere in piena trasparenza quali servizi o prodotti acquistare, nessun cenno dei costi aggiuntivi nel listino, neanche troppo facile da individuare. Entro ordino 2 caffè ed un cornetto al banco, attendo qualche minuto che il banco si liberi da una catasta di piattini e tazzine ritirate dai tavoli esterni e la persona al banco di dedica a preparare i 2 caffè, a quel punto chiedo se può macchiarmi i caffè, la risposta, “si ma sono altri 40 centesimi.” Viene naturale chiedere ma da quando? Dove è scritto? Qui la risposta è disarmante, è appena una settimana che li chiediamo. Ma siamo fuori di testa? Li chiedono e non lo segnalano?

A Sora non sono un visitatore di passaggio, sono residente a 6 km in un bel paesino sulla collina, quindi Bar per un caffè ne visito molti; esageratamente in molti si consuma ai tavoli senza alcun sovraprezzo, che sarebbe del tutto legittimo chiedere, ma come ho detto in Ciociaria accoglienza e generosità fanno parte del DNA, il piacere del sorriso è di casa ed a questo si risponde con il piacere della consumazione, e qui la seconda riflessione, quanto danno può fare a tutti gli altri esercizi che espongono i prezzi correttamente a prescindere dall’entità; proprio stamattina in un vicolo della Sora Antica un listino recitava, caffè 1,10 euro; caffè con latte 1,10 euro; caffè con schiuma di latte 1,10 euro; si forse 10 cent più alto di altri della città ma chiaro e trasparente accompagnato da un grande sorriso con un buongiorno all’ingresso e un grazie all’uscita. Perché non parliamo di quanto costi, ma di come si raggiunga quel costo e farlo di furbizia danneggia tutti, i commercianti per primi.
E quindi siamo al terzo punto in questione, l’etica del lavoro. Se siamo arrivati a chiedere un prezzo per riscaldare un biberon, per aggiungere una macchiatura di latte, per dare acqua all’amico peloso in accompagno, allora si che abbiamo perso davvero la bussola che dovrebbe ricordarci che siamo persone prima che commercianti o clienti, che il mettersi a disposizione non è un segno di debolezza ma parte della propria professionalità e della propria scelta di essere Pubblico Esercizio.

Poi regolatevi come meglio credete, tanto di libero mercato ne abbiamo le scatole piene esattamente come le avete voi quando si parla di energia o assicurazioni, o banche. Ma alla politica di turno diciamo che nel libero mercato non può e non deve essere tollerato un libero massacro per il cliente di turno; massacro che non è solo e sempre economico ma anche umano ed etico. Che noi Associazioni ce la mettiamo tutta ad evitare comportamenti illeciti, ed infatti anche per questo stiamo stilando l’esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato su questo caso, ma voi politici mettetevi una manina sulla coscienza quando bocciate un irrigidimento delle sanzioni legando di fatto le mani all’unica Authority che quasi sempre ci prende.

Mettetevi una manina sulla coscienza quando pensate di poter ritenere legittima difesa una falsa dichiarazione dei redditi, eliminate le ingiustizie che oggi esistono nel fisco e nella previdenza ma le speculazioni non possono essere mai tollerate perché si chiamano in quel modo in quanto per altri rappresentano un danno.

 

L’editoriale di Fabrizio Premuti