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Dopo quasi 100 giorni dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina il quadro della situazione si è sufficientemente stabilizzato ed emergono chiaramente le strategie e gli obiettivi dei due belligeranti.

Per quanto concerne la Russia, l’obiettivo iniziale dell’Operazione Militare Speciale era quello di sovvertire in pochi giorni l’ordine interno dell’Ucraina, occuparla militarmente e trasformarla in un paese satellite come la Bielorussia. Successivamente avrebbero pensato alla Trasnistria, già russa, ed alla Moldavia, allargando la cintura di protezione esterna della Russia. L’obiettivo iniziale non è stato raggiunto, ma i russi hanno comunque realizzato delle notevoli conquiste territoriali che consentono a Putin di presentarsi all’opinione pubblica interna come vincitore.

Sul piano europeo la Russia ipotizzava che i vari paesi si sarebbero opposti all’Operazione Militare Speciale con una risposta flebile, ma certamente non univoca e condizionata dall’esigenza di ognuno di mantenere inalterati i flussi di rifornimento energetico. La previsione russa è stata giusta, complicata solo dalla richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella NATO. Adesione che, se accolta, costringerà la Russia ad adattare l’assetto territoriale del proprio strumento militare. Sul piano generale però ogni paese europeo viaggia per proprio conto e non c’è, come ipotizzato, nessuna risposta forte ed unitaria.

Sul piano interno russo l’Operazione Militare Speciale ha l’obiettivo di esaltare la potenza del paese e del regime di Putin che difende la patria, ne amplia i confini, protegge i costumi nazionali e difende la religione ortodossa, religione di Stato. Putin  tiene sotto controllo l’opinione pubblica con la propaganda, salvaguarda i consumi alimentari e la vita quotidiana e tiene basso il malcontento “ricompensando lautamente”, come detto dallo stesso dittatore in televisione, le famiglie dei militari caduti durante l’Operazione Militare Speciale. Sul piano interno, quindi, gli obiettivi del governo sembrano raggiunti a meno di ipotetici ed improbabili sommovimenti tesi ad abbattere il regime. Fino ad oggi, infatti, al di là di un latente rifiuto della guerra che si manifesta con sporadiche manifestazioni di dissenso di giornalisti, di un diplomatico e di pochi personaggi di rilievo, il fronte interno sembra compatto con il dittatore. Né sono da considerare significative le ricorrenti e preoccupanti notizie sulla salute di Putin: lui sta bene e con lui dobbiamo fare i conti.

A questo punto possiamo trarre alcune considerazioni. La prima è che Putin fermerà la guerra solo dopo aver speso tutte le risorse militari convenzionali di cui dispone, senza ricorrere all’arma nucleare. Ha conquiste territoriali che può offrire all’opinione pubblica interna, ha tanti leader stranieri che lo cercano per implorarlo di fare la pace, ha l’arma del grano da utilizzare per dire al mondo che sono gli occidentali che vogliono la fame imponendo alla Russia sanzioni ingiustificate, quindi è in una posizione di forza. Egli fermerà le truppe solo quando non avrà più risorse per andare avanti oppure quando si riterrà pago di quello che ha conquistato. Solo allora deciderà di trattare e soprattutto deciderà di affidare il ruolo di mediatore ad una persona che in futuro gli sarà riconoscente e fedele.

L’Ucraina ha ben chiara questa situazione. È cosciente che non avrà mai dall’occidente le armi sofisticate per vincere la guerra e probabilmente se le avesse non sarebbe in grado di continuare a combattere per carenza di uomini. Quindi, l’unica cosa che può fare è resistere, resistere, resistere per avere più forza nelle drammatiche trattative di pace. La prospettiva? L’Ucraina sarà costretta a cedere una parte significativa del proprio territorio sperando di mantenere uno status politico internazionale che la protegga dalla Russia e che le consenta uno stretto legame con il mondo occidentale. Essa purtroppo dovrà cedere anche una gran quantità di risorse materiali ed energetiche di cui dispone e si dovrà accontentare di mantenere un acceso al Mar Nero (Odessa?). In cambio, però, riceverà da tutti sostanziosi aiuti economici per la ricostruzione e potrebbe mantenere contratti commerciali privilegiati con la Russia.

Ed i topini europei? Continuano a fare incontri e dibattiti per risolvere un problema che ormai non è più alla loro portata. Alcuni leader telefonano al dittatore russo senza avere un vero colloquio, altri si propongono come viaggiatori di pace per esigenze di visibilità personale, ma tutti falliscono lo scopo di arrivare ad un cessate il fuoco. La soluzione la stabilirà Putin e c’è da sperare che la Cina, gli USA ed il Regno Unito, che si sta manifestando un vero leader europeo pur non facendo parte dell’UE, concordino ed impongano una soluzione accettata da tutti e che possa consentire una pace duratura.

Roma, Gen. GioVe