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 Tutti e tre ritengono centrale e fondamentale la contrattazione, ritenuta con caparbietà lo strumento fondamentale per la crescita dei salari e non solo di quelli minimi, tutti e tre reputano scandalosa l’introduzione del salario minimo.

Qualche tempo fa quando ero aggiornato direttamente dalle circolari di via Po la CISL guardava con interesse e favore l’ipotesi di introdurre anche in Italia una legislazione sul salario minimo (si vedano gli articoli in materia pubblicati sulle riviste scientifiche della confederazione), parallelamente alla proposta di accordo quadro per lo sviluppo della contrattazione articolata.

Giulio Romani uno dei segretari confederali CISL, rivendica alla Cisl di essersi opposta “con caparbietà” alla possibilità che la direttiva sul salario minimo emanata dall’Unione europea potesse portare il nostro paese a questa soluzione, quando in Germania, è solo l’esempio più recente, funziona alla perfezione.

Romani nel comunicato sull’approvazione della direttiva afferma che l’effetto di questa decisione per l’Italia è che non cambierà nulla, “Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia, non saranno tenuti a introdurre un salario minimo legale”, scrive il Romani mettendo il nostro paese assieme ad altri in cui, come quelli della Scandinavia, i datori di lavoro aderiscono al 99% alle associazioni datoriali che stipulano i contratti collettivi e quindi sono già obbligati a pagare le retribuzioni previste (che sono più alte di quelle italiane); per non parlare dell’Austria, dove la controparte datoriale è pubblica mentre la Camera di commercio e dell’industria, è ad iscrizione obbligatoria, per cui i contratti si applicano automaticamente a tutti, e le retribuzioni crescono più dei salari italiani.

In Italia le retribuzioni, sono come il gambero, vanno all’indietro da vent’anni, la rappresentatività delle controparti datoriali è un mistero, notoriamente è in calo verticale e un sistema simile a quello austriaco per la parte datoriale c’è solo nel pubblico impiego ma non nel privato, la direttiva europea era l’occasione buona per provare a cambiare qualcosa.

Ma la Cisl con le altre due consorelle si è opposta “con caparbietà”, concorrendo insieme agli altri due sindacati perché tutto restasse fermo, questione di….. altri interessi oscuri?’.

Solo dei ciechi totali riescono a negare la questione salariale, come si fa a non vedere che il nostro paese in quanto a retribuzione è indietro a tutti gli altri, e che c’è più bisogno che altrove di una spinta, di nuove regole a partire dal salario minimo.

Il non aderire alla direttiva europea sul salario minimo è un’altra occasione persa per tentare di lenire la condizione di tanti lavoratori ridotti in schiavitù con salari e diritti praticamente inesistenti.

Forse, più che di caparbietà, bisogna parlare di quella che i vecchi confessori chiamavano ostinazione in certi peccati e ricerca di occasioni per continuare a peccare.

Sulle “Pippe mentali”, avevano ragione quei vecchi preti: una caparbia ostinazione in certi peccati, porta per davvero a diventare ciechi, 5 milioni di lavoratori privi di diritti, con un salario da fame alla mercè di imprenditori truffaldini non riescono a rimuovere le sicumere certezze di autoreferenzialità di CGIL-CISL-UIL, mi auguro che il nuovo governo voglia ascoltare anche le Organizzazioni sindacali ritenute non rappresentative, perché come diceva il sagrestano del paese mio una campana sola suona a morto, la seconda da aria di festa.

Alfredo Magnifico

segretario Generale

Confintesa SMart