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Nella manovra, tra stralci e condoni, ci sono dodici sanatorie che premiano chi non paga o si scorda di farlo, o lo fa in parte.

Nel primo mese del 2023 il governo dovrebbe presentare la riforma del Fisco, a marzo dovrà inserire nel Documento di economia e finanza la strategia per ridurre di due punti il tax gap (distanza tra tasse dovute e incassate) entro il 2024 al 15,8%, come obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il governo guidato da Giorgia Meloni sembra voler adottare una linea soft con le aziende, almeno con le piccole imprese: per evasori ,elusori e tutti quelli che non sono in linea con l’erario ci saranno condoni e accordi. «Sediamoci e accordiamoci», ha detto il viceministro all’Economia Maurizio Leo, «il gettito delle tasse aumenterà». Intanto all’appello mancano cento miliardi di evasione all’anno.

La strategia è chiara. Le dodici sanatorie in manovra, tra stralci e condoni, sembrano premiare «chi non paga le tasse o si scorda di farlo, o lo fa in parte e il resto dopo, a rate e con mini sanzioni».

Non ci sarà una caccia al gettito, né una lotta all’evasione. «Chi fa impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto», diceva Giorgia Meloni nel discorso sulla fiducia alla Camera.

Secondo la  premier «nella manovra non ci sono condoni»: si paga il dovuto a rate, si stralciano cartelle vecchie di sette anni «perché conviene allo Stato». E poi, ancora, servono «regole chiare e certe, una rivoluzione culturale», e una nuova Agenzia delle Entrate «premiata per gli incassi che recupera non per gli accertamenti che fa».

Nella legge di bilancio c’è l’assunzione di 3.900 funzionari nell’Agenzia delle entrate e una norma contro le aziende apri e chiudi, «un fenomeno che vale miliardi di evasione, spiace che non l’abbiate notato», dice la premier.

Le proposte non sembrano così puntuali per Bankitalia, Corte dei Conti, Ufficio parlamentare di bilancio, e Commissione dell’Unione europea. «I condoni in manovra ci sono, lo scrivono nei testi ufficiali, a partire dallo stralcio delle cartelle da 1.000 euro ciascuna (se ne ha dieci il condono arriva a diecimila euro) che Bruxelles chiama “tax amnesty”».

Inizialmente era previsto anche il condono penale su omesso versamento delle tasse e dichiarazione infedele, «poi il colpo di spugna è saltato, forse solo rinviato», si legge nell’articolo.

I segnali di un approccio troppo morbido sono molti: la stessa soglia del contante portata a cinquemila euro e tutta la storia legata ai pagamenti con Pos fino a sessanta euro vanno in quella direzione.

La Banca d’Italia lancia l’allarme; «Così si favorisce l’economia sommersa, il riciclaggio, l’evasione». Nel discorso di fine anno il presidente della Repubblica ha evidenziato che «la Repubblica è di chi paga le imposte».

Alfredo Magnifico