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Vero che Giorgia Meloni ha avuto poco più di un mese per preparare la legge di bilancio, ma l’inesperienza e il fatto che Fratelli d’Italia in Parlamento ha fatto sempre e solo l’opposizione, spiega come quello che sta andando in scena negli ultimi giorni somigli più alla fiera dell’improvvisazione che una maratona a tappe forzate per arrivare ad approvare la manovra entro fine anno.

L’ultimo scivolone è l’approvazione, per sbaglio, di un emendamento targato Pd che regala quasi mezzo miliardo di euro ai Comuni.

Di svarioni se ne sono visti parecchi in questi giorni, dalla retromarcia sul Pos fino all’incredibile inserimento di una norma penale nella legge di bilancio che prevedeva lo scudo ai reati fiscali, quando al Quirinale se ne sono accorti, sono intervenuti, inorriditi, per fare cassare la norma.

Non è solo questione di inesperienza di Fratelli d’Italia ma soprattutto la fanno da padrone rivalità e protagonismi, per farla breve la navigazione della manovra procede a vista in mezzo alla bufera, non si sa dove approderà.

Non solo Il richiamo del Quirinale ma anche i numerosi contrattempi e pressioni da parte della Commissione europea, ad esempio sulla gestione del contante e del pos, e scostamento di bilancio, hanno messo con le spalle al muro la commissione che per poter essere in regime, il Governo ha pesantemente tagliato alcuni bonus divenuti essenziali, tra questi il super bonus 110%, simbolo della lotta post-pandemia,ed ha rinunciato a diversi provvedimenti ritenuti simbolo della linea politica dell’ attuale governo, per cui i cittadini saranno costretti a dire addio ad alcuni benefici e bonus creati per poter far fronte al periodo di grave crisi economica,  è bene far un excursus sui tagli:

Addio al Bonus Trasporti creato per poter far fronte al caro-carburanti, non sarà rinnovato a partire dal prossimo anno, il bonus di 60 euro per l’acquisto di un abbonamento ai mezzi pubblici o al trasporto ferroviario rimarrà valido fino al 31 dicembre 2022, dopodiché scomparirà.

Addio anche al bonus facciate; la detrazione ideata per poter rendere “più belle” le città italiane,spesso finita al centro di polemiche per le numerosi frodi che si sono sovrapposte a quelle del Super Bonus, nato con la Legge di bilancio 2020 che prevede uno sconto fiscale pari al 90% delle spese sostenute nel 2020 e nel 2021, è poi scesa al 60% per le spese del 2022, obiettivo  favorire gli interventi di recupero o restauro della facciata esterna degli edifici in determinate zone di Italia.

Addio al superbonus 110% “generalizzato” diverse sono le modifiche e le proroghe, per i condomini la detrazione scenderà al 90% a meno che l’assemblea non abbia deliberato i lavori ed entro il 31 dicembre 2022 inviata la Cilas (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata Superbonus), per le case unifamiliari – le ville – nelle quali al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo, varrà ancora il 110% fino al 31 marzo 2023. Mentre, al di là dello stato di avanzamento dei lavori, per il proprietario di una prima casa, il cui reddito “di riferimento” non superi i 15.000 euro potrà invece usufruire del bonus al 90% fino al 31 dicembre 2023.

Addio al bonus Tv e decoder, pensato per poter aiutare a comprare una Tv o un decoder adatti ai nuovi standard di trasmissione dei canali, cambiati a partire dal 20 dicembre. Il bonus, di 50 euro, può essere richiesto dalle famiglie con Isee fino a 20 mila euro.

Addio allo smart working. La commissione Bilancio proroga la misura per i lavoratori fragili, pubblici e privati, fino al 31 marzo, ma scompare l’opzione di lavoro agile e agevolato per i genitori con figli under 14, i quali se vorranno dovranno ricorrere a un accordo con il datore di lavoro, per il governo è rientrata l’emergenza pandemica, è anche vero che l’estensione di questa norma ai genitori con figli minori di 14 anni avrebbe agevolato una conciliazione tra vita-lavoro, prevenendo anche il grave fenomeno della demotivazione al lavoro( bornout).

Opzione Donna, peggiorata dalla Manovra 2023, l’anticipo pensionistico riservato alle lavoratrici, rimane il requisito dei 35 anni di contributi, ma cambia il requisito anagrafico.

Le donne non andranno più in pensione tra i 58-59 anni ma a 60 anni (età che diminuisce solo in caso di figli). La platea è ridotta solo a caregiver e invalide solo le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi potranno ancora andare in pensione a 58 anni, al di là del numero dei figli.

Non passa lo scudo penale, vessillo di una parte della coalizione, il tentativo di introdurre una sorta di moratoria per i reati fiscali aveva suscitato non poche proteste da parte dell’opposizione e aveva spaccato la maggioranza, inizialmente riguardava reati come l’omessa dichiarazione o dichiarazione infedele dei redditi, per i quali sono previsti fino a 3 anni di carcere e sanzione amministrativa, mentre rimanevano escluse le frodi. L’introduzione dello scudo penale avrebbe comportato la sospensione della pena amministrativa, motivo per il quale l’opposizione ha esultato alla notizia della cancellazione.

L’attuale primo ministro sta prendendo coscienza giorno dopo giorno che una cosa è fare opposizione una cosa è governare con una coalizione attaccata con lo sputo, e con tanta voglia di protagonismo da parte di chi mal sopporta non essere protagonista e scalpita per essere sempre in evidenza.

Alfredo Magnifico