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L’incontro annuale del cosiddetto “G7” non è un convegno di facciata come tanti altri: i leader non arrivano per un’opportunità mediatica o per firmare documenti predisposti in anticipo dai rispettivi staff. Si incontrano per discutere di problemi reali che ancora non hanno una soluzione, e se va bene ne escono con una bozza di risoluzione ancora da elaborare appunto dai rispettivi staff: è la differenza fra un incontro formale ed uno “operativo”. Di solito i media non rimarcano molto la differenza, ma si tratta di una diversità sostanziale; lo dimostra il fatto che a volte gli incontri del G7 vanno anche male, quando non si trova la cosiddetta “quadra” e non viene prodotto alcun risultato sostanziale.

 

Un altro importante segnale di come il G7 sia diverso dalla maggior parte degli altri vertici che in vario formato portano a contatto i leader mondiali è che le discussioni si svolgono rigorosamente in segreto, e gli eventuali personaggi invitati a parte comunicano in VTC criptate senza diffondere messaggi ma per partecipare alla discussione. Come, nel caso di quello di ieri e oggi, il Presidente Zelensky, che per una volta non ha diffuso un discorso ad alto impatto emotivo per il mondo intero, ma ha partecipato alla discussione relativa alla guerra nel suo Paese: niente proclami o annunci propagandistici, ma discussione su come procedere sul campo.

 

Il G7, a causa della rilevanza pratica delle decisioni che vi vengono assunte, è quanto più assomigli ad un Governo planetario. A differenza dell’ONU, che ha tutt’altra valenza etica ma è priva di potere effettivo ed in pratica si limita a validare decisioni maturate in altre sedi, il G7 raccoglie un potere reale, fondato sul potenziale economico delle maggiori potenze industriali sviluppate, capaci di assumere decisioni operative grazie alla loro comune natura politica di democrazie liberali.

Il fatto poi che tali Nazioni dispongano anche delle uniche forze militari effettivamente proiettabili su scala planetaria e includano tre delle quattro principali potenze nucleari del mondo completa la triade di capacità – economica, politica e militare – che rendono credibile ed applicabile una leadership strategica mondiale.

 

I seguaci delle teorie del “crepuscolo degli dei” che sembrano affascinati in modo quasi masochistico dall’idea della decadenza dell’Occidente e dell’avvento del “resto del mondo” a questo punto amano parlare dei “BRICS”. L’associazione di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che secondo loro offrirebbe un’alternativa al G7 e rappresenterebbe il vero futuro dell’umanità; può anche darsi che sia vero, a lungo termine… Dal punto di vista della popolazione tale associazione rappresenta sicuramente molte più persone e da quello economico rappresenta un PIL assolutamente paragonabile. Ma se andiamo ad esaminare la triade di capacità di cui sopra, vediamo che le due associazioni sono tutt’altro che equivalenti.

 

Dal punto di vista economico il PIL complessivo può apparire impressionante, ma non è gestito in alcun modo in maniera comune: non esistono strutture economiche collettive per veicolare in maniera coesa le potenzialità dei membri, le cui politiche economiche non potrebbero essere più diverse. Si passa dal liberismo sfrenato del Brasile al comunismo di Stato cinese, passando per l’oligarchia russa, la socialdemocrazia imperfetta sudafricana e il capitalismo di stato indiano; gli esperti di economia perdoneranno l’imprecisione di un soldato privo di studi economici e vorranno correggere le mie definizioni approssimative, ma sono sicuro converranno come i sistemi proposti dai membri del BRICS siano tutt’altro che uniformi.

Dal punto di vista politico poi, le differenze sono ancora maggiori. Il Brasile è di fatto un Paese occidentale, che si differenzia da quanto rappresentato dal G7 solo per un suo comprensibile anti-americanismo e per un sano desiderio di riscossa; al momento poi è governato da un Presidente che rappresenta una Destra sovranista decisamente ostile al presidente USA attuale, ma legatissimo a quello precedente. La Cina ovviamente è un Paese comunista con ambizioni da superpotenza, e l’India la considera ufficialmente il suo peggior avversario. Il Sudafrica è legato all’EU da una serie di trattati, e la Russia… Beh, è la Russia dell’orso Vladimiro, che usa qualsiasi opportunità per opporsi all’Occidente.

Infine c’è l’aspetto militare. Ben tre dei cinque BRICS sono Potenze nucleari; ma nessuna di loro possiede una capacità militare capace di proiezione a livello planetario. La Cina, di gran lunga la più potente dei cinque, non è in grado di riprendere l’isola di Taiwan, al largo delle sue coste e considerata “ribelle”. La Russia non è in grado di sottomettere un suo vicino con cui pure esiste una contiguità territoriale di mille chilometri.

 

Soprattutto, non esiste una comunità di intenti e una visione globale comune: l’unico punto di accordo è quello di sostenersi reciprocamente nel confronto – sostanzialmente solo economico – con l’Occidente. Infatti l’unica decisione assunta all’ultima riunione dei BRICS con una rilevanza sostanziale, è quella di cercare di implementare scambi economici che non siano basati sul dollaro. Scambi economici, va detto, interni ai BRICS: laddove questi rappresentano solo una frazione del loro commercio. In ogni caso la decisione è stata presa in linea di principio, ed è lontanissima dall’avere un effetto operativo: la possibilità che India e Brasile accettino di commerciare in Yuan anziché in Dollari appare quantomeno remota, e la creazione di una valuta comune appare fantascienza, almeno sul medio termine.

 

Gli appassionati del “crepuscolo degli dei” mi diranno che anche i BRICS intrattengono conversazioni riservate di cui non conosciamo il contenuto… Verissimo. Ma le forti differenze politiche esistenti fra loro mi portano a ritenere che tali conversazioni riservate contengano ben poco di sostanziale.

La miglior prova di questo, è che il G7, che si tiene quasi immediatamente dopo il BRICS, ha anche ospiti esterni; e fra questi, guarda caso, abbiamo il Presidente Modi dell’India. Oltre a lui, i capi di Stato dell’Indonesia (il grande escluso dai BRICS assieme a Messico e Nigeria) e dell’Argentina (che rappresenta il contrappeso al Brasile in Sud America). Soprattutto la presenza dell’India al G7 appare significativa all’indomani della conclusione del BRICS: il Governo di Dehli mantiene la più rigida neutralità nel conflitto ucraino, e ci tiene a non essere accostato troppo alla Russia di Putin, e quindi dopo aver incontrato l’orso si affretta a bilanciare l’evento con un incontro con i leaders occidentali.

 

No, non esiste una contrapposizione da parte del BRICS al G7, tale da bilanciarne la valenza a livello mondiale: la riunione in corso al castello di Elmau è veramente quanto di più simile ad un Governo Mondiale esista su questo pianeta, e le decisioni assunte in tale consesso sono le uniche ad avere un impatto planetario. La sua importanza è confermata dal fatto che fino al 2014 si chiamava “G8”, e la Russia vi partecipava a pieno diritto; ne è stata espulsa dopo i fatti di Ucraina di quell’anno, proprio perché si è dimostrata estranea a quei principi di democrazia liberale a cui gli altri sette aderiscono senza riserve. L’orso Vladimiro preferisce non avere vincoli inutili come il diritto internazionale o quei principi etici fumosi quali libertà, democrazia o indipendenza.

 

Il G7 rappresenta dunque l’unico consesso in grado di assumere decisioni operative a livello globale, con capacità economiche, politiche e militari per implementarle. Gli appassionati del “crepuscolo degli dei” non si capacitano di come il nostro Paese possa farne parte; già, perché secondo loro tutto ciò a cui appartengono fa necessariamente schifo: la loro città, il loro Paese, le alleanze di cui questo fa parte e il sistema globale in cui è inserito… Ma queste sono considerazioni personali.

Quello che conta è che il G7 agisce compatto per sostenere l’Ucraina, il cui Presidente ha partecipato ai lavori. Il BRICS a cui ha partecipato Putin NON agisce affatto per sostenere la Russia.

L’orso Vladimiro è solo.

 

Orio Giorgio Stirpe