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Come abbiamo visto ieri, non abbiamo notizie certe su Putin. Le fonti russe lo danno al lavoro come sempre, intento a vegliare paternamente sui russi e a sgominare nazisti in Ucraina, mentre quelle ucraine lo danno per ricoverato in ospedale per un tumore all’ultimo stadio. Le fonti occidentali per il momento tacciono, ma rilevano le anomalie e speculano su eventuali sosia pronti a subentrare e a video preregistrati pronti ad essere trasmessi durante il periodo di assenza del leader del Cremlino.

Mentre però dura l’assenza di Putin dal palcoscenico mondiale, prosegue il periodo nero degli ufficiali di alto grado dell’esercito russo: un altro comandante di brigata, questa volta del genio, ucciso mentre dirigeva il gettamento di un ponte. Un paio di comandanti di armata sollevati dall’incarico. Il comandante del Gruppo di Armate Ovest (o “Fronte”, coincidente con il comandante del Distretto Militare Occidentale) arrestato assieme al vicecomandante della Flotta del Mar Nero e al comandante del Corpo d’Armata di Crimea. E, naturalmente, di Gherasimov non si sa niente…

In seguito alle sonore sconfitte rimediate in Ucraina, l’establishment militare russo non appare esattamente sulla cresta dell’onda in seno al regime. Gli oligarchi, già pesantemente sanzionati ed alle prese con gravi problemi economici, non sembrano a loro volta in posizione di forza. Considerato che l’ex-presidente ed ex-Primo Ministro Medvedeev, in passato visto come il più leale e potente alleato di Putin (fedele al punto di rinunciare alla presidenza in favore del suo padrone) appare a sua volta in calo di potere, chi subentrerebbe a Putin in caso di vacanza delle sue capacità, o addirittura di sua morte?

Difficile dirlo. Perfino l’attuale Costituzione voluta da Putin non indica chiaramente le procedure in caso di vacanza del potere presidenziale, temporanea o definitiva che sia. A differenza dell’era sovietica, non esiste un Partito alle spalle del leader russo, e i gruppi di potere che lo sostengono sono stati recentemente minati più o meno direttamente dallo stesso Putin che è chiaramente consapevole del rischio di colpi di palazzo.

Esclusi l’esercito e gli oligarchi, rimangono i Servizi Segreti. Non sono esattamente sulla cresta dell’onda dopo aver mancato di fornire al Presidente una situazione reale e aggiornata delle capacità difensive dell’Ucraina, e sono a loro volta divisi da rivalità e inimicizie di vecchia data, ma considerata la debolezza di tutti gli altri, probabilmente è fra loro che occorrerà cercare per individuare un’alternativa all’attuale autocrate del Cremlino.

Le divisioni fra i Servizi sono tante, e in larga parte anche costruite ad arte per fare in modo che si controllino a vicenda. Ci sono i Servizi interno ed esterno, i rami militare e civile; i loro ruoli sono definiti in teoria, ma in pratica si sovrappongono e spesso si intersecano. Tutti hanno alle dipendenze squadre di azione estremamente efficienti (gli “Spetsnaz”) e sono in grado di condurre colpi di mano micidiali. Ciascuno di loro ha poi rapporti più o meno chiari con altri elementi armati capaci di fornire supporto di combattimento, quali i miliziani della Rozgvardia, quelli ceceni, i mercenari del Gruppo Wagner oppure quelli stranieri reclutati in Siria o in Africa… Elementi questi che sono tutti già in azione nel Donbass dove cercano di ovviare all’evidente scarsa aggressività dei soldati regolari specialmente nel combattimento in zone urbane.

In caso di conflitto interno fra fazioni dell’attuale regime, i Servizi, i gruppi di Spetsnaz alle loro dipendenze e le milizie sotto contratto sarebbero i principali attori su cui tali fazioni farebbero affidamento per imporre il proprio potere sui rivali. L’esercito regolare, completamente infognato in Ucraina, demoralizzato e praticamente decapitato, non avrebbe molta voce in capitolo; gli oligarchi potrebbero al massimo essere “reclutati” come finanziatori di un gruppo o dell’altro e probabilmente sotto ricatto. Le sanzioni internazionali, bloccando i loro assetti all’esterno della Russia, li hanno infatti resi fisicamente vulnerabili ai gruppi violenti interni che possono facilmente metterli sotto pressione a causa della mancanza di una vera opzione di fuga all’estero.

Naturalmente esiste la possibilità che Putin si sia coperto le spalle nominando una sorta di “delfino segreto” e dotandolo di una capacità militare propria per difendersi dai rivali e salvaguardare in qualche modo l’”eredità putiniana”, ma francamente ne dubito: non sarebbe in linea con il profilo psicologico che ho studiato.

In mancanza di un “delfino”, e in caso di perdita di capacità da parte di Putin, dobbiamo quindi aspettarci un breve, cruento scontro interno fra fazioni riconducibili ai Servizi; oppure in alternativa possiamo immaginare una sorta di “direttorio” dei Servizi stessi, in cui i rivali invece di scontrarsi cerchino di gestire in comune il potere. In entrambi i casi il potere emanato da Mosca risulterà ridotto rispetto a quello di Putin: l’attuale Presidente risulta godere di un sostegno popolare personale che non può essere trasmesso direttamente in mancanza di un’investitura diretta e ufficiale, e inoltre gode della posizione di vantaggio di non avere rivali o opposizione di sorta. Chiunque prenda il suo posto, uomo di potere o direttorio che sia, dovrà vedersela da un lato con i suoi oppositori diretti interni al regime, e dall’altra da una Duma improvvisamente libera dalla stretta putiniana e da un’opinione pubblica disorientata e stordita dalla perdita del suo punto di riferimento e dal crescente peso delle ristrettezze economiche.

Nessuno di questi scenari sembra particolarmente promettente per la Russia in quanto tale, ma entrambi offrono una speranza per una rapida conclusione del conflitto. Infatti, il nuovo potere si troverà a fronteggiare una situazione di grave crisi interna con un conflitto esterno in atto che non promette di condurre a niente di buono e che quindi si ha un interesse diretto a concludere al più presto. Putin questo interesse non riesce a vederlo in quanto ha investito in esso tutto il proprio prestigio, ma chi lo seguirà potrà sempre porvi termine proprio in quanto si tratta a tutti gli effetti della “guerra di Putin”.

Per questo io non darei troppo credito a quanti si sbracciano a dire che “dopo Putin sarà peggio”, e che chi lo seguirà sarà ancora più oltranzista di lui: potrebbe anche essere vero, ma chiunque sia avrà un interesse preciso a porre fine alla guerra per meglio guardarsi le spalle.

L’uscita di scena dell’Orso Vladimiro sarebbe quindi una cosa positiva.