Ultime notizie

A fine anno non tiro somme, la matematica non è mai stata il mio forte. Spero di essere rimasto nel cuore di qualcuno, o contrariamente nel cestino della carta di qualcun altro. (Charles Bukosky)

Ciao ciao duemilaventidue! Ti ricorderemo come l’anno del ritorno. Il ritorno alla normalità, ai viaggi negati, agli abbracci proibiti, ai volti senza maschere. Purtroppo anche il ritorno della paura della guerra, che bussa ai nostri confini, come pure il ritorno dell’inflazione e dei costi che crescono a dismisura.

Che poi, come avevamo tutti capito fin da subito, è stato un ritorno per modo di dire, perché dopo due anni di pandemia sarebbe stato folle pensare che le cose sarebbero tornate indietro esattamente nello stesso modo. Niente è stato più lo stesso, com’è normale e giusto che sia. E allora cosa aspettarsi dall’anno che verrà?

Io penso che quello che dovremmo fare, il più presto possibile, è proprio questo. Voltare pagina definitivamente dalla pandemia significa lasciare andare questa falsa aspettativa che le cose sarebbero tornate come prima. Dobbiamo accogliere il cambiamento e vivere profondamente il presente, senza nostalgie di quello che è stato.

Questo è il vero insegnamento che dovremmo trarre da questa calamità planetaria. Le cose, le situazioni, i legami, le abitudini, le idee, le prospettive, i sogni, le paure…tutto cambia. Godiamo il presente, quel che abbiamo, quel che siamo, perché l’unica cosa certa del futuro è che non sarà come l’avevamo previsto. Ma questo non dovrebbe angosciarci, al contrario, dovrebbe essere liberante, dovrebbe toglierci delle ansie e renderci pronti e aperti a quello che succederà.

Ad ogni modo, come diceva Bukowsky, se saremo nel cuore o nel cestino di qualcuno, dipenderà da noi. Saremo nel cuore di qualcuno non perché ci siamo stati ieri o l’anno scorso o dieci anni fa, ma perché faremo di tutto per esserci o almeno, il meglio di quello che riusciamo a fare. Noi ce la metteremo tutta, poi a volte dipende anche un po’ dalle circostanze. Vogliamo dirlo? Anche un po’ dalla fortuna. E allora accogliamo con fiducia questo duemilaventitrè, perché lo sapete a Roma, come si dice quando a tombola esce il 23?

 

Romolo Giacani