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Unioncamere evidenzia un fabbisogno nel settore dei servizi di un milione di posizioni lavorative  nel periodo giugno-agosto, delle quali 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici, il commercio avrà necessità, nello stesso periodo, di 174.700 profili. Insomma, l’estate 2022 sul fronte lavoro si offrono oltre 560 mila opportunità di impiego, 562.420, per la precisione, circa un terzo degli 1,5 milioni di ingressi previsti, complessivamente, per il periodo maggio-luglio.

I graduali allentamenti delle misure sanitarie, e una generalizzata ripresa della mobilità, iniziano a vedersi, soprattutto in questi settori del terziario: rispetto allo stesso periodo, maggio-giugno 2021, c’è una crescita di richiesta di lavoratori di oltre 152 mila unità nei servizi di alloggio, ristorazione e turistici; e di oltre 17mila nel commercio.

Segno negativo per manifatturiero e costruzioni, dove le entrate programmate sono 328.150, circa il -13% rispetto al 2021, per il mese di giugno la variazione complessiva è pressoché stazionaria (-0,2 % rispetto al 2021), ma la previsione per luglio-agosto dovrebbe consentire di chiudere il periodo in crescita rispetto al 2021.

Per giugno le previsioni di Piemonte, Lombardia e Veneto nel complesso sono in ribasso rispetto al 2021, così come in ribasso sono le previsioni di Lazio e Campania; saldi positivi, invece, per Liguria, Emilia-Romagna e Trentino Alto-Adige, come positive sono le previsioni per la Puglia e le Isole.

Tutti al mare (o in montagna) quindi? Probabilmente sì, chi per fare il turista, chi per servire i turisti. L’uscita dalle restrizioni Covid, il timore di una sua ripresa nell’autunno, gli sviluppi delle tensioni internazionali sul fronte della guerra e dell’inflazione spingeranno molti a godersi qualche momento di spensieratezza in più durante l’estate dentro i confini del Paese: del doman non v’è certezza!

I problemi del mercato del lavoro nel settore dei servizi restano gravi, e la previsione potrebbe restare solo parzialmente realizzabile.

La domanda di lavoro generata da un’estate col pienone troverà risposta in un mercato del lavoro che conosce una restrizione della sua base demografica e un atteggiamento diverso dei lavoratori di fronte al lavoro temporaneo, e ora anche mal pagato?

Giancarlo Sangalli all’assemblea Confcommercio ha dichiarato che “prima di questa crisi, il terziario di mercato, cioè le nostre imprese, anche nei periodi difficili per l’economia, riusciva a riassorbire e compensare gli effetti negativi, soprattutto sotto il profilo dell’occupazione. Oggi, invece, i servizi hanno lasciato sul campo della pandemia 930 mila unità di lavoro rispetto al 2019.”. Il milione di entrate previste è in grado di riequilibrare il conto stimato dai leader del settore?

L’indagine pone alcuni elementi di riflessione:

  • quali contratti verranno proposti?  il tempo determinato in oltre il 60% dei casi; i contratti a tempo indeterminato raggiungono il 14,2%, seguono i contratti di somministrazione (9,6%), quelli di apprendistato (5%) e le altre tipologie contrattuali (11%). Poche dunque le proposte con prospettiva di carriera duratura.
  • la retribuzione lorda oraria per ora lavorata nel settore della ristorazione nel 2019 era sotto i 10 euro per il 50% dei dipendenti, mentre era sotto i 10,95 euro per i servizi alberghieri e di alloggio (fonte Istat). Si tratta di livelli più bassi della mediana di 11,40 euro per il totale dei dipendenti del settore privato.
  • Questo settore aveva un’altra fonte di guadagno;le mance e il cambio per un verso o per l’altro erano entrambe sparite.

Immagino le difficoltà di reperimento delle professioni mancanti alle imprese, imprenditori anche blasonati hanno riempito, di recente, le pagine dei giornali lamentando le difficoltà di reclutamento, le professioni che risultano affette da alti tassi di mismatch riguardano gli specialisti in scienze della vita (il 76,1% è di difficile reperimento), gli specialisti in scienze matematiche, informatiche e scientifiche (55,2%), i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (58,9%), i tecnici della salute (57,1%) e i tecnici in campo ingegneristico (56,0%).

Tra gli operai specializzati spiccano i valori di difficoltà di reperimento per fonditori e saldatori (67,0%), fabbri ferrai e costruttori di utensili (63,1%), operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (62,9%) e meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (62,1%), molte professioni tecniche, poche dei servizi, eccezion fatta per i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (64,2%) dove si annidano principalmente figure di coordinamento.

Sembra dalle dichiarazioni dei datori di lavoro che i problemi più gravi di ricerca siano nelle professioni che richiedono studio o esperienza maturata nell’ambito di attività produttive che richiedono abilità tecniche e artigianali molto specializzate,così anche nei servizi turistici la difficoltà di reperimento fra il 30% e il 40% riguarda decine di migliaia di posizioni lavorative e migliaia di imprese, che se non troveranno persone disponibili a lavorare nel settore perderanno fatturato.

Dopo due anni di fermo, con aperture e chiusure a singhiozzo, il settore turistico-alberghiero ha perso tantissimi lavoratori che hanno deciso di puntare su professioni più sicure e meno “sacrificanti” dal punto di vista degli orari. Tante persone si sono riposizionate nella grande distribuzione, o come corrieri. Molti stranieri durante l’emergenza sono tornati nei loro Paesi d’origine. Anche il commercio ha risentito della pandemia, ma i segnali sono di prima ripartenza.

Oggi tra difficoltà di reperimento organici, livelli salariali e contratti proposti ci sono motivi per ritenere che l’estate potrebbe essere molto incandescente e non priva di tensioni sul mercato del lavoro legato alla stagione estiva.

Alfredo Magnifico