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A Cinisi, in provincia di Palermo, la mafia silenziò la voce di un giovane giornalista e conduttore radiofonico che aveva fatto della lotta alla mafia la sua ragione di vita.

Con la sua voce cercava di aprire gli occhi di una società troppo connivente, troppo indulgente con i sistemi mafiosi, con le regole del gioco imposte dalla mafia.

A Peppino Impastato il coraggio non mancava, avendo rotto i legami con la sua famiglia in quanto tra alcuni membri vi erano anche dei mafiosi.

La mafia tentò di far passare l’omicidio come un suicidio. Fu l’impegno e la tenacia della madre e del fratello Giovanni a far emergere la matrice mafiosa dell’omicidio, riconosciuta nel maggio del 1984 dal tribunale di Palermo.

Alfredo Magnifico