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E’ giunto IL momento dopo tanta riflessione e i forti incitamenti di cari amici per scrivere il mio primo articolo sull’Opera insieme più controversa e indispensabile del nostro paese. Con la disponibilità del Direttore della testata e dei redattori potrà iniziare un appassionante percorso di racconti, aneddoti e dati legati al progetto e alla lunga letteratura del Ponte sullo Stretto. Mi faranno compagnia colleghi ingegneri, imprenditori, professionisti di tutta Italia con i quali dialogo in Forum e pagine specialistiche. Un particolare ringraziamento rivolgerò agli amici delle due sponde, siciliani e calabresi, che in gran numero danno fiato alla richiesta di intraprendere la realizzazione dell’Opera. Il Ponte rappresenterà lo spunto per sconfinare su temi di infrastrutture e ambiente con particolare rilievo all’enorme gap del nostro sud e richiamando la misura del ritardo in termini di anni, di mancata occupazione o di ridotta economia Nello stile narrativo verranno inseriti dei paragrafi in corsivo per estrapolare un insieme di argomenti significativi di più facile comprensione.

 

L’Opera

E’ dagli inizi degli anni 80 che prende corpo la necessità di progettare l’attraversamento stabile fra le due coste, distanti poco più di 3 km. “In questi lunghi anni sono state perfezionate modellazioni

progettuali e tecniche costruttive, affinati i materiali, migliorate le resistenze degli stessi” A dispetto del dire comune la non realizzazione dell’Opera non potrà MAI essere collegata a criticità tecniche. Fragorose e spesso capziose sono invece le dispute in termini di connotato paesaggistico e ambientale. Proprio su questi aspetti emerge la paradossale lacuna delle tesi dei detrattori. In paesi dalla fortissima coscienza ambientale e dal pregio visuale si susseguono costruzioni sospese di grande complessità e ardimento (Norvegia, Canada, Danimarca) E’ il Ponte esattamente l’opera più rispettosa dei connotati ambientali.

La diminuzione dei tempi di spostamento portata dalla presenza di una nuova infrastruttura è il principale contributo all’abbattimento di emissioni inquinanti. I due terminal traghetti di Messina e Villa San Giovanni non sono mai stati sufficientemente indagati da questo punto di vista ipotizzando colpevolmente la minore rilevanza di un sito costiero e ventilato rispetto a luoghi interni dimenticando il fortissimo impatto di attraversamento e permanenza del traffico nelle DUE CITTA’ soprattutto nei caldi mesi estivi.

Sezione dedicata meriterà l’impatto del traffico traghetti dal punto di vista emissivo e delle turbative nautiche. La Politica ha usato l’Opera come argomento divisivo e non connesso alle reali volontà. Paradigmatica di ciò la storica volontà di accantonare studi precedenti per avallare poi la necessità di nuove analisi di fattibilità, spesso in disaccordo a positive conclusioni precedenti. La progettualità dell’Opera è da circa 15 anni pervenuta ad uno stadio di concreta definizione dimensionale dell’intervento. Furono aperti cantieri per i sottoservizi ferroviari e l’Opera approvata a tutti i livelli fu ingiustificatamente bloccata dal Governo nel 2012. E’ necessario ripartire velocemente con l’Iter amministrativo per la realizzazione del collegamento che rappresenterebbe la naturale armonizzazione socio economica del Paese. L’Opera consente inoltre il naturale transito per molte merci provenienti o destinate al Canale Suez che sono soggette al periplo della Penisola Iberica e all’attraversamento della Manica per alimentare economie mercantili in Belgio Olanda e Germania a dispetto del baricentrismo italico nel Mediterraneo. Il Ponte è l’Infrastruttura della Transizione Ecologica Europea. La sua presenza crea l’innesto virtuoso di una logistica integrata dalla Sicilia al cuore dell’Europa e nella piccola scala crea la piattaforma di nuovo sviluppo delle due Province che collega.

Mauro Fileccia